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Dimmi il tuo segreto
Io la troverò
Dove si annida il male
Il confine del silenzio
Tutto ciò che resta
Io so perché canta l'uccello in gabbia
Africa, mon amour
Fiore di fulmine
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La ragione dei sensi
Sherlock Holmes e il Signore della notte
Addio è solo una parola
All'improvviso la scorsa estate
La stagione degli innocenti
Scia di morte. L'ultimo viaggio della Lusitania
L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome
I piaceri della notte
Nessun ritorno
Campari a colazione
Per te qualunque cosa


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L'amore è la risposta, ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande. (Woody Allen)
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martedì 26 novembre 2013

VOGLIAMO LA FAVOLA. La storia della mia (e vostra) educazione sentimentale

DA CENERENTOLA E IL PRINCIPE
FINO A MICHELLE E BARACK OBAMA,
passando per Edward e Vivian in Pretty Woman,
ma anche Candy Candy e Terence,
Keith Richards e Anita Pallenberg,
Brad Pitt e Angelina Jolie...
LE STORIE D'AMORE CHE CI HANNO FATTO SOGNARE
(E CI HANNO FREGATO ALLA GRANDE)


Se anche voi siete cresciute a pane favola e fantasia, se anche voi avete baciato un discreto numero di rospi con la segreta speranza che si trasformassero in principi, se anche voi siete rimaste tenacemente aggrappate a un ideale romantico che sembra regolarmente destinato a infrangersi contro la realtà, questo libro parla anche di voi. Perché magari non abbiamo tutte nel cuore la stessa favola, ma la nostra favola la vogliamo tutte. 

Quando ero piccola il Principe Azzurro era mio padre. Di soli vent'anni più grande di me, mi sembrava l'uomo più bello che avessi mai visto. Forse lo era. Ero pazza di lui. Quando al mattino usciva per andare a lavorare, correvo nella sua stanza, prendevo il cuscino con ancora il suo odore e lo abbracciavo stretto stretto. Siccome mamma lavorava tutto il giorno e papà invece solo al mattino, io e lui passavamo insieme un sacco di tempo: mi portava al cinema tutti i giovedì pomeriggio, ai giardini, in bicicletta, a comprare le scarpe. Era lui che veniva ai colloqui con la maestra, era lui che intratteneva le mamme dei miei compagni di scuola, era lui che mi consolava se mi sbucciavo le ginocchia.

Alla fatidica domanda degli adulti: «Ma tu, da grande, che cosa vuoi fare?» rispondevo, come se fosse la cosa più normale del mondo: «Sposare il mio papà!»

Crescendo, scoprire che mio padre era la cosa più lontana non solo da un Principe Azzurro, ma anche da un maschio alfa, è stata la prima forma di delusione affettiva della mia vita: non ci vuole una specializzazione in psicoanalisi freudiana per capire che la ricerca di un uomo carismatico e dominante ha le sue origini lì. Nel mio curriculum sentimentale ci sono: un matrimonio con un neurologo finito con un divorzio prima dei trent'anni; una convivenza molto osteggiata dalla mia famiglia con un uomo di tredici anni più grande di me; una storia adolescenziale con il più bello del paese fatta di tira e molla infiniti e molti tradimenti (suoi); varie sbandate per vari stranieri tra cui un ballerino di Los Angeles, un musicista di Edimburgo, un inglese istruttore di sub che viveva in Thailandia; una storia a distanza con un broker cinquantenne newyorkese separato e con figlio sedicenne. In venti anni di relazioni con gli uomini posso dire di aver ricoperto tutti i ruoli: fidanzata, moglie, amante, amica con sesso, amica senza sesso. Ho avuto sia compagni della mia stessa età, che più vecchi, che più giovani; più ricchi di me ma anche più poveri; con più successo professionale ma anche con meno. Di Principi Azzurri in senso stretto neanche uno. Manco un conte, un marchese. Zero. Dramma però sì, tanto. Sempre. Passione, certo, ma anche complicazioni, incomprensioni, tradimenti, porte sbattute, scenate, aerei persi, vasi rotti, lacrime. In termini cinematografici, la mia vita sentimentale equivale a uno di quei film che piacciono a noi femmine, uno di quelli che quando esci commenti: «Bellissimo: ho pianto tanto». Se devo pensare a un titolo che la riassuma e le faccia da filo conduttore, questo non può che essere: se non si fatica, allora non è vero amore. Non penso di essere la sola.

Il binomio amore = sofferenza è un credo che unisce le donne di ogni età, generazione, latitudine e ceto sociale. Siamo nate per soffrire: me lo ripeteva sempre mia nonna, ragazza madre con figlia a carico negli anni Cinquanta, una o molto avanti o molto indietro, dipende da come si guarda la cosa. Lei sì che ne ha avuto di dramma nella sua vita. Io, che sono sua nipote e che sono nata dopo il femminismo, mi chiedo: ma siamo veramente nate per soffrire? E soprattutto, siamo geneticamente programmate a credere all'idea del Principe Azzurro? Siamo naturalmente predisposte al romanticismo come stile di vita? Oppure siamo semplicemente rincretinite dalla quantità di favole, commedie romantiche, canzonette e amori da rotocalco con i quali ci hanno riempito la testa fin da bambine?

Se è così, allora è chiaro che è colpa loro, di tutte le coppie da sogno che hanno popolato la nostra immaginazione fin dalla tenera età, non importa se reali o inventate, se cinematografiche o letterarie, se in carne e ossa o fatte a cartone animato. È colpa loro. Se la nostra vita sentimentale si è nutrita di aspettative troppo alte. Se qualsiasi storia passata, presente o futura che non contenga passione in quantità pazzesca ci sembra una noia mortale. Se abbiamo aspettato l'arrivo del Principe Azzurro o anche di una versione scolorita. Se, insomma, abbiamo creduto e fortissimamente voluto la favola. È colpa loro: belli, innamorati, complici. Ci abbiamo creduto, li abbiamo invidiati, ci siamo perse nell'idea che l'unico amore degno di essere vissuto fosse il loro e se non si è amate così, allora è un fallimento, oltre che una noia. Ci siamo fatte fregare, è vero, e questo, arrivate a quarant'anni, lo abbiamo ormai capito e stabilito. Ne valeva la pena? Secondo me sì. Voglio dire, ma sai che triste la vita senza neanche un po' di sogno? 
 
SIMONA SIRI
Vogliamo la favola
Tea - libro € 13 - ebook € 6,99 - pag. 197 - "È chiaro che è colpa loro, di tutte le coppie da sogno che hanno popolato la nostra immaginazione fin dalla più tenera età, non importa se reali o inventate, se cinematografiche o letterarie, se in carne e ossa o fatte a cartone animato. È colpa loro. Se la nostra vita sentimentale si è nutrita di aspettative troppo alte. Se qualsiasi storia passata, presente o futura che non contenga passione in quantità pazzesca ci sembra una noia mortale. Se abbiamo aspettato l'arrivo del Principe Azzurro, o anche di una versione scolorita. Se, insomma, abbiamo creduto e fortissimamente voluto la favola. È colpa loro: belli, innamorati, complici. Ci abbiamo creduto, li abbiamo invidiati, ci siamo perse nell'idea che l'unico amore degno di essere vissuto fosse il loro e se non si è amate così, allora è un fallimento, oltre che una noia. Ci siamo fatte fregare, è vero, e questo lo abbiamo ormai capito e stabilito. Ne valeva la pena? Secondo me sì. Voglio dire, ma sai che triste la vita senza neanche un po' di sogno?" Con il suo stile inconfondibile, alternando una sana autoironia a una punta di inguaribile romanticismo, Simona Siri riesce a intrecciare le grandi storie d'amore con cui siamo cresciute e di cui ci siamo nutrite con le piccole e grandi storie d'amore che hanno segnato la sua vita. Dall'incontro-scontro tra favola e realtà scaturisce un'educazione sentimentale che è unica e personalissima, ma in cui potranno riconoscersi donne e ragazze di tutte le età. 
 

3 commenti:

Sabina Fragola ha detto...

Forse hai ragione, senza tutto questo dramma non ne varrebbe la pena... al momento però io ne farei a meno, ma invece sono nell'occhio del ciclone... ma non parliamo di me ma di questo libro che mi sa mi sa finisce dritto in wl!;-)

Erika ha detto...

Grazie di questo consiglio. Un bel regalo per Natale...
Un caro saluto.

Rosa ha detto...

ciao Pupottina, grazie per la recensione di questo libro, ci siam passate tutte attraverso queste fasi, ci rivediamo in queste righe, molto interessante, ciao grazie baci rosa, buona giornata.)

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