FIORI SOPRA L'INFERNO di Ilaria Tuti, una Donato Carrisi al femminile,
con balenanti lampi di originalità, è più di un caso letterario. È un romanzo d'esordio
che si rivela un autentico capolavoro. È un thriller psicologico, dalla grande
potenza descrittiva, ambientato nel paesino montano di Travenì, tra i boschi e
le pareti rocciose a strapiombo, un paesaggio di una bellezza selvaggia e
misteriosa.
La protagonista, il commissario Teresa Battaglia, è un personaggio femminile
che entra nel cuore del lettore, per il suo essere odiosa e materna nello
stesso tempo. Il suo personaggio è complesso, interessante, ricco di sfumature.
Lavora in coppia con il giovane Marini, un tipo un po' inesperto, un ragazzo
promettente, da istruire e plasmare per la combattente Battaglia. I due hanno un'intesa
che fatica a chiamarsi tale. Il loro entrare in sintonia si costruisce
gradualmente e ricorda un po' la coppia investigativa Vera Stanhope e Joe
Ashworth.
Da Teresa Battaglia, Marini ha molto da imparare. E forse anche il
lettore.
Lei, Teresa, è abilissima nell'entrare nella mente di coloro cui dà la
caccia.

L'approfondimento psicologico della protagonista, come anche dei
personaggi secondari, fa di questo thriller una lettura interessante da non
lasciarsi sfuggire. Spero che giunga presto un seguito, una nuova indagine, altrettanto
avvincente, con verità e segreti da portare alla luce.
"Ecco il suo fiore. Il più
bello tra quelli che gli impedivano di vedere l'inferno."
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