Vincitore del Premio Tedeschi 2015, il romanzo poliziesco di PIETRO
LAMA lo si trova interessante già dalle prime pagine, quando si entra in
contatto e si iniziano a conoscere i vari personaggi e si delinea il caso, o
meglio più di uno. Ci sono quelli che si risolvono con una confessione
immediata e quelli con i quali si impiega più tempo. La varietà umana è bene presente
e delineata.
L'ambientazione è quella napoletana e l'arco temporale si dipana dal 1
al 16 settembre del 1884. Ogni capitolo riporta la crescita giornaliera, in
ordine progressivo, dei morti a causa della terribile epidemia di colera,
durante le due settimane in cui si svolgono le vicende. I morti diventano migliaia.
Il commissario di polizia, Veneruso, depresso e irritabile, indaga sul
ritrovamento dei cadaveri di alcune ragazzine, mutilate e abbandonate su una
spiaggia vicino al porto. Spetta a lui fermare l’assassino delle Sirene, come
le hanno chiamate i giornali, e ora che alla macabra lista se ne aggiunge
un’altra, la quinta, gli sembra quasi di averla uccisa lui per mancanza
d’impegno o per inettitudine. Le vittime, tutte orfane, provengono da un
convento di monache di clausura situato nel cuore della città, e le ricerche di
Veneruso e dei suoi indolenti, ma intuitivi, collaboratori rivelano presto
passioni segrete, vizi inconfessabili e relazioni pericolose tra le ragazze
dell’istituto.
Strani personaggi e storie nascoste iniziano a sfilare sulla scena
romanzesca di questo giallo ambientato nella Napoli di fine secolo, una città
splendida e tormentata.
LA COLLERA DI NAPOLI è un romanzo giallo d’investigazione potente e ben
strutturato nella narrazione cronologica, interessante nella descrizione di
personaggi ed ambienti, anche dal punto di vista storico. Ma soprattutto è avvincente l'evolversi delle
indagini e dei ragionamenti deduttivi.
Il romanzo ci propone un nuovo, formidabile investigatore, Veneruso,
che piace molto ai lettori.
"Nei delitti si inciampa
sempre, penso Veneruso, solo e unicamente per volontà del Padreterno."
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