Interessante storia di vampiri che mescola i classici del genere
horror, come il "Dracula" di Bram Stoker, con i moderni urban fantasy e young adult, come "Twilight" di Stephenie Meyer.
L'intreccio narrativo risulta originale e coinvolgente.
LA VANITÀ DEL MALE di Eleonora Martini è anche una splendida
ricostruzione storica della Romania di fine 1400 e degli eventi che coinvolsero
Vlad III Draculea detto Tepes e la sua amata sposa. Per ritrovarla e poterla
riamare, una sanguinaria maledizione e un viaggio attraverso i secoli lo
portano nell'Inghilterra contemporanea.
La protagonista, Laila Rose, non è una ragazza come tante. Non ha
qualità particolari, non ha superpoteri, non ha capacità extrasensoriali. Però,
porta sulle spalle il peso di quella che viene definita sfortuna.
A volte basta un istante per cambiare vita. Un istante è sufficiente
per capire che la vita sta cambiando, mentre la osserviamo dal nostro
privilegiato punto di vista, grazie a quel brivido prodotto dal sesto senso che
ci accompagna. Un avvenimento inaspettato può stravolgere la vita.
Laila vorrebbe cambiare la sua vita e qualcosa di improvviso accade,
proprio quando lei crede di aver toccato il fondo. Quando apre la busta
speditale dalla madre morta, quel qualcosa sta per accadere. Una lettera giunta
dall'oltretomba la sprona a recarsi in un oscuro castello che, a quanto sembra,
Laila ha ereditato. Quel misterioso invito la porta a scoprire quanto è
profonda la vanità del Male, in un miscuglio di orrore e amore.
Bello anche il finale niente affatto scontato.
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