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Dimmi il tuo segreto
Io la troverò
Dove si annida il male
Il confine del silenzio
Tutto ciò che resta
Io so perché canta l'uccello in gabbia
Africa, mon amour
Fiore di fulmine
Amore, Parigi e un gelato al pistacchio
La ragione dei sensi
Sherlock Holmes e il Signore della notte
Addio è solo una parola
All'improvviso la scorsa estate
La stagione degli innocenti
Scia di morte. L'ultimo viaggio della Lusitania
L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome
I piaceri della notte
Nessun ritorno
Campari a colazione
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giovedì 24 ottobre 2013

Tutto quello che facciamo per amore di Sara J. Henry

Tutto quello che facciamo per amore è un romanzo che mi ha spiazzata, perché l’ho immaginato diverso. 
Normalmente, guardando la copertina e leggendo la trama, si creano le prime aspettative riguardo al romanzo che si ha davanti. 
Di solito, si simpatizza con un personaggio e si prova empatia verso di lui, quando agisce nel modo in cui ci aspettiamo che agisca, cioè nel modo più razionale. 
Ma cosa avviene quando ci sorprende? 
Siamo pronti ad accettarlo e a fidarci delle sue scelte?
Mi è accaduto qualcosa di simile quando ho iniziato a leggere la storia di Tracy Chance, che si è rivelata a metà strada tra il dramma e il mistery.

Il primo impatto con la vicenda narrata è potente e inizia con una decisione presa senza pensare, semplicemente con un tuffo. Tracy è una quarantenne pratica e indipendente, una donna che si trova a dover lottare con il suo istinto materno, dopo aver salvato da morte certa un bambino di sei anni, Paul Dumond. Stranamente, si accorge che nessuno cerca quel bambino e nessuno sa che è stato vittima di un rapimento svariati mesi prima e che ora qualcuno ha anche cercato di disfarsi di lui, buttandolo da un traghetto. Se non ci fosse stata lei, sarebbe annegato.

A Paul ci si affeziona facilmente. Non è il classico bambino viziato, ma un esserino indifeso e bisognoso d’affetto. Tracy è troppo sola per non subire il contraccolpo che la convivenza con Paul e l’alone di mistero, che lo avvolge, provocano in lei.

Tracy non è una detective, ma non può rinunciare a capire perché nessuno si stia dando da fare per cercare il bambino che lei ha salvato. Anche dopo averlo tenuto per pochi minuti tra le braccia, Tracy continua a compiere scelte apparentemente irrazionali, ma che hanno senso soltanto se le si analizza attraverso l’innato senso di protezione che la contraddistingue.


La copertina originale
Il titolo originale del romanzo di Sara J. Henry è Learning to swim (Imparando a nuotare) ed è proprio come se Tracy scoprisse il suo lato più femminile e materno, vivendo accanto a Paul, curandosi di lui e delle sue esigenze di bambino indifeso, e soprattutto cercando di svelare la sua misteriosa vicenda.

Le azioni irrazionali della protagonista, dopo aver sconcertato il lettore, lo coinvolgono nei ragionamenti alla base di ognuna di loro, non mancando di sorprenderlo.

C’è un giallo da risolvere: non ci può essere il nulla dietro Paul. Un tassello dopo l’altro, Tracy inizia a investigare e a portare a galla una verità sconcertante. Anche il finale non manca di sorprendere e spiazzare.


È una lettura fortemente psicologica e realistica sulla natura umana e sull’istinto materno. È una storia scritta bene, con uno stile narrativo avvincente, che consiglio a tutti coloro che amano i gialli con vicende familiari misteriose. 


Avevo riunito un padre e un figlio e avevo perso un bambino che non era mai stato mio. Avevo riempito un vuoto nella sua vita e ne avevo scavato uno nella mia.




1 commento:

Kylie ha detto...

Ha un bel titolo che potrebbe adattarsi a molte storie.

Buon venerdì cara!

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