"Ogni mattina, varcata la soglia degli studi della radio, Murke si sittoponeva ad un esercizio di ginnastica esistenziale: saliva nell'ascensore Paternoster, ma non usciva la secondo piano, dove era il suo ufficio; si lasciava invece portare più in alto, oltre il terzo, il quarto, il quinto piano. Lo prendeva la paura ogni volta che la piattaforma della cabina si sollevava oltre il corridoio del quinto piano, quando la cabina si elevava cigolando nel vuoto dove cavi oliati e stanghe sporche di grasso, asmatico macchinario di ferro, spingevano la cabina dall'alto al basso: Murke fissava pieno di paura quell'unico luogo dell'edificio della radio che non fosse liscio e intonacato e respirava di sollievo quando la cabina, con una scossa si drizzava, superava quel vuoto, si metteva di nuovo in linea e lentamente si abbassava verso il quinto, il quarto, il terzo piano.
Murke sapeva che la sua paura era senza ragione; naturalmente, non sarebbe successo niente, non poteva succedere niente, e se fosse successo qualcosa, nel peggiore dei casi, lui si sarebbe trovato in alto quando l'ascensore si fosse fermato e sarebbe restato un'ora chiuso dentro al massimo due."
Incipit di "La raccolta di silenzi del dottor Murke" di HEINRICH BOLL
6 commenti:
Oggi sono di poche parole, però posso dirti che amo gli ascensori, soprattutto quelli di cristallo, sono una favola, salire in alto e vedere tutto il panorama intorno, sì, condivido....e ti abbraccio con un :-)
Ma le paure spesso sono frutto della nostra immaginazione inconscia. Insomma non è giustificata.
Buona settimana pupottina :-)
Molto bello.
Buon lunedì!
Felice settimana, pupottina!
Non conosco il personaggio...Devo leggerti con più tempo. Il Tuo blog è come dire sorprendente!
Buona settimana cara!:)
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