È difficile spiazzare realmente il pubblico dei lettori. Con IL PORTO
DELLE ANIME, i coniugi svedesii, LARS KEPLER, ci sono riusciti alla perfezione.
Ogni romanzo ha il suo quadro di aspettative inconsce che il lettore,
più o meno consapevolmente, immagina di veder confermato. Quando si parla di
una serie di romanzi, questo meccanismo è ancora più forte, presente nella
mente di chi si appresta a leggere il libro, poiché si immagina di riprendere i
personaggi nel punto in cui il lettore li ha lasciati l'ultima volta, ossia alla
fine del romanzo precedente. Per esempio, in questo romanzo, il lettore si
aspettava di trovare il celebre ipnotista, Erik Maria Bark, oppure
l'altrettanto intraprendente detective, Joona Linna, del quale ignoriamo
ancora la sorte da due anni a questa parte. I lettori potevano anche aspettarsi
di incontrare Saga Bauer, figura femminile complessa, una
poliziotta dal passato doloroso e dal presente incerto.
Invece, il modo che i LARS KEPLER hanno escogitato
per sorprendere davvero i loro fan è quello di raccontare una storia
completamente diversa, con personaggi che compaiono per la prima volta, magari
inserendo antiche leggende orientali sull'aldilà e un tocco di paranormale. È così
che, nel loro sesto thriller, il lettore incontra Jasmin Pascal-Anderson, una donna che ne ha passate tante e ancora non ha finito. È una madre
single del piccolo Dante, di soli cinque anni, ma è stata anche un soldato
dell’esercito svedese di stanza in Kosovo, il capitano di una squadra. Ha
ricevuto anche una medaglia al merito, ma non l'ha voluta, sentendo di non
meritarla: qualcuno dei suoi non ce l'ha fatta e lei stessa è sopravvissuta per
miracolo.
Ha deciso di cambiare totalmente vita, dopo
aver visto l'inferno. Però, non sa ancora di essere "un'anima gialla",
come la chiamerebbero in Cina, ossia una che ha visto l'aldilà ed è riuscita a
tornare indietro.
"Nessuno
sa dove andiamo quando moriamo né se i luoghi dell'oltretomba esistano solo
dentro di noi fra i lampi delle sinapsi."
È un romanzo thriller ad alta tensione, una lotta contro il tempo, che
spiazza anche per l'ambientazione totalmente inedita, oltre che per i
personaggi nuovi. È quella che nel medioevo sarebbe stata inclusa nel
genere della "visione", ossia un viaggio nell'oltretomba. Noi italiani,
forse, siano un po' troppo presi dalle tre cantiche dantesche per riuscire ad
immaginarlo diversamente l'oltretomba, ma i LARS KEPLER ci parlano di un
cittadina portuale cinese con ristoranti, hotel, archivi con le informazioni
sui vivi costantemente aggiornate, negozi, tribunali e così via. È un luogo
scandito da regole, come nella società reale, dove le anime vengono pesate su
una bilancia; viene affidata loro una piastrina oppure vengono fatte imbarcare
su un traghetto con destinazione morte definitiva. La città portuale de IL PORTO
DELLE ANIME, forse, è un po' un purgatorio, dove l'attesa è tutt'altro
che noiosa, se a idearla sono stati i LARS KEPLER.
"Il
cervello funziona in modo molto complesso. In pochi secondi è in grado di
costruire interi mondi di fantasia. Ma io non credo nell'aldilà."
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