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mercoledì 4 novembre 2015

Il porto delle anime di Lars Kepler


È difficile spiazzare realmente il pubblico dei lettori. Con IL PORTO DELLE ANIME, i coniugi svedesii, LARS KEPLER, ci sono riusciti alla perfezione.

Ogni romanzo ha il suo quadro di aspettative inconsce che il lettore, più o meno consapevolmente, immagina di veder confermato. Quando si parla di una serie di romanzi, questo meccanismo è ancora più forte, presente nella mente di chi si appresta a leggere il libro, poiché si immagina di riprendere i personaggi nel punto in cui il lettore li ha lasciati l'ultima volta, ossia alla fine del romanzo precedente. Per esempio, in questo romanzo, il lettore si aspettava di trovare il celebre ipnotista, Erik Maria Bark, oppure l'altrettanto intraprendente detective, Joona Linna, del quale ignoriamo ancora la sorte da due anni a questa parte. I lettori potevano anche aspettarsi di incontrare Saga Bauer, figura femminile complessa, una poliziotta dal passato doloroso e dal presente incerto.

Invece, il modo che i LARS KEPLER hanno escogitato per sorprendere davvero i loro fan è quello di raccontare una storia completamente diversa, con personaggi che compaiono per la prima volta, magari inserendo antiche leggende orientali sull'aldilà e un tocco di paranormale. È così che, nel loro sesto thriller, il lettore incontra Jasmin Pascal-Anderson, una donna che ne ha passate tante e ancora non ha finito. È una madre single del piccolo Dante, di soli cinque anni, ma è stata anche un soldato dell’esercito svedese di stanza in Kosovo, il capitano di una squadra. Ha ricevuto anche una medaglia al merito, ma non l'ha voluta, sentendo di non meritarla: qualcuno dei suoi non ce l'ha fatta e lei stessa è sopravvissuta per miracolo.

Ha deciso di cambiare totalmente vita, dopo aver visto l'inferno. Però, non sa ancora di essere "un'anima gialla", come la chiamerebbero in Cina, ossia una che ha visto l'aldilà ed è riuscita a tornare indietro.

"Nessuno sa dove andiamo quando moriamo né se i luoghi dell'oltretomba esistano solo dentro di noi fra i lampi delle sinapsi."

È un romanzo thriller ad alta tensione, una lotta contro il tempo, che spiazza anche per l'ambientazione totalmente inedita, oltre che per i personaggi nuovi. È quella che nel medioevo sarebbe stata inclusa nel genere della "visione", ossia un viaggio nell'oltretomba. Noi italiani, forse, siano un po' troppo presi dalle tre cantiche dantesche per riuscire ad immaginarlo diversamente l'oltretomba, ma i LARS KEPLER ci parlano di un cittadina portuale cinese con ristoranti, hotel, archivi con le informazioni sui vivi costantemente aggiornate, negozi, tribunali e così via. È un luogo scandito da regole, come nella società reale, dove le anime vengono pesate su una bilancia; viene affidata loro una piastrina oppure vengono fatte imbarcare su un traghetto con destinazione morte definitiva. La città portuale de IL PORTO DELLE ANIME, forse, è un po' un purgatorio, dove l'attesa è tutt'altro che noiosa, se a idearla sono stati i LARS KEPLER.

"Il cervello funziona in modo molto complesso. In pochi secondi è in grado di costruire interi mondi di fantasia. Ma io non credo nell'aldilà.

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