OMOFOLLIA
Ho 19 anni e vi racconto come l’omofobia ha cambiato la mia vita
Gita
di terza elementare, tutti in pullman, destinazione la necropoli
etrusca di Cerveteri. Due bambine di un’altra classe sedute sul sedile
davanti si girano verso di me. Una allunga
la mano e mi afferra una ciocca lunga e bionda di capelli. Non tira, li
accarezza stupita e dice: «Come ti chiami?».
«Mattia.»
«Mh-mh. E perché hai i capelli da femmina?»
Non
lo sapevo che quelli fossero «capelli da femmina». Per me erano i
capelli come li portava quel figo di mio padre e gli avevo chiesto di
lasciarmeli crescere proprio come i suoi,
ma evidentemente su di me l’effetto era, come dire, diverso.
Da
quel momento, anno dopo anno, Mattia inizia a vedere le cose da un
altro punto di vista, a riconoscere e accettare gradualmente la sua
identità sessuale, a confrontarsi con l’ottusità
della gente, quella che lui definisce “omofollia”, e a tentare talvolta
di aprire almeno una
piccola breccia nel muro dell’omofobia.
Il
tutto sullo sfondo della sua improvvisa e inaspettata popolarità sul
web – con i pro e i contro che comporta – e la voglia di crescere ogni
giorno di più. Una voce fresca e sincera
per raccontare la storia di un adolescente normale.
MATTIA CESARI (Roma, 1997) è un ragazzo come tanti che a 16 anni ha iniziato per gioco a postare video in cui imitava Belén
Rodríguez e nel giro di poco è diventato noto sui social.
Col
tempo, a questo suo lato ironico, Mattia ne ha affiancato uno più
intimo: dopo aver fatto coming out, ha iniziato a raccontare i suoi
sentimenti e le sue posizioni sul
mondo gay e sull’omofobia in modo onesto, tenero e magnetico,
trasformandosi in un punto di riferimento per molti giovani della sua
età che trovano in lui una voce amica e un esempio.
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