Quello che potrebbe
spaventarci di più è sicuramente un futuro non tanto lontano simile a quello
che ha immaginato e delineato Dan Simmons nelle pagine del suo romanzo, genere
fanta-thriller, Flashback.
È un futuro
sviluppato, partendo da un’attenta analisi della società contemporanea,
costantemente citata, descritta, analizzata in quelli che potrebbero essere
ipotetici errori che porterebbero verso la catastrofe finanziaria. Tutto sembra
destinato a precipitare al punto che l’11 settembre diventerebbe un evento
minore. Sembra assurdo ma l’opinione, l’idea di Dan Simmons, si evolve a tal
punto, nella descrizione dei prossimi anni a venire, che ciò che propone
potrebbe realizzarsi, diventando la realtà dell’imminente futuro.
Riuscite ad
immaginare una moschea all’interno di Ground Zero? Riuscite ad immaginare che i
gruppi degli estremisti islamici si raddoppiano e si triplicano in pochi anni? Riuscite
a credere che la religione più diffusa del pianeta diventi quella islamica e
che lo stato di Israele non esista più?
Il futuro,
visionario e apocalittico, è dominato dalle guerre, dalla povertà, dalla caduta
dell’umana civiltà ridotta alla tossicodipendenza con un nuovo farmaco, il
Flashback, che ha il potere di far rivivere il passato.
Il presente è così
deludente per tutti che preferiscono rifugiarsi nel dolce oblio del passato,
vissuto e rivissuto, ogni volta che uno lo desidera, grazie alla droga.
Spiegato così,
sembra un saggio di previsione del futuro, ma questo è solo il contesto in cui
è ambientata la storia. Il personaggio principale è Nick Bottom, un ex
poliziotto, ridotto alla tossicodipendenza dopo la morte dell’amata moglie. Per
rivivere il forte sentimento, che provava per lei, e tutti i momenti felici
della sua vita, lui sceglie di rifugiarsi nel ricordo e nel passato, così come
l’85% della popolazione mondiale. Il personaggio di Nick subirà un’evoluzione,
durante il romanzo. Infatti, verrà scelto per indagare su un cold case, un caso
freddo, la morte di un giovane ragazzo giapponese, Keigo, figlio del ricco e
potente uomo d’affari, Hiroshi Nakamura, il quale vive su una collina, in una
zona protetta di Los Angeles, quella che un tempo era occupata dal Getty Center.
Non è solo un
fanta-thriller quello di Dan Simmons. Questo libro racchiude più generi: il
poliziesco per l’indagine e il mistero da risolvere; il noir per la crudezza di
alcune immagini particolarmente violente e orrorifiche; il genere avventuroso
perché non manca l’azione in questo scenario desolante e di collasso totale
della società; il romance perché Nick non è un uomo insensibile, ma una persona
che prova sentimenti d’amore per la moglie defunta, Dana, e per il figlio, Val,
che vive con il suocero, avendone perso la patria potestà.
Partendo dall’idea
di base che la fantascienza non è il mio genere, l’ho trovato un bel libro, ricco, anzi
ricchissimo di spunti interessanti per riflettere su ciò che va e non va nella
società, nelle singole persone, e quelle che potrebbero essere le possibili
conseguenze delle azioni di oggi in un ipotetico ed imminente futuro. Spaventa un
futuro così. Devo essere sincera. Si vorrebbe non doverlo vivere … ma
leggendolo vi stupirà. Scommetto che anche voi non ci avete mai pensato.
Ve lo avevo segnalato QUI.
VOTO 8,5
*** AVVISO SPOILER ***
Chi non ha letto
questo libro ed ha intenzione di farlo, non
continui a leggere, perché nel commento di seguito, Pupottina svelerà molte parti,
unicamente per stimolare un dibattito con chi lo ha già letto.
Un grande Dan Simmons! Un uomo con una mente grandiosa, una fervida immaginazione visionaria e distopica!
Un romanzo che
racchiude un sacco di generi ed una copertina che non lasciano sperare niente
di buono per il prossimo futuro.
I capitoli sono
interminabili e a volte si è costretti a lasciarne uno a metà, mentre è bello
concedersi il tempo di leggerne uno per intero. Ma, nonostante questo fastidio,
vedrete che quel capitolo lasciato in sospeso, con tutto ciò che vi veniva
raccontato, tornerà a frullarvi, anche inconsciamente, nella testa, lasciando una
leggera inquietudine e la tacita domanda: “Potrebbe davvero accadere?”
Le vicende dei
personaggi di questo fanta-thriller riescono ad entrarvi dentro e vi fanno
riflettere sui rapporti umani e su come sia difficile sopravvivere ad un dolore, ad un lutto.
L’indagine che Nick accetta di seguire e risolvere (unico motivo per cui
verrebbe pagato) si mescolerà con la sua vita. Da subito inizia ad avere dei
sospetti. Gli è stato affiancato un giapponese, Sato, del servizio di sicurezza del
ricco governatore giapponese e i
rapporti non sono propriamente rose e fiori, anche perché lo scopo di Nick, in
questa indagine, essendo un tossicodipendente, è quella di farsi gratuitamente
di Flashback per poter rivivere i suoi ricordi felici. Infatti, alterna una visione
del passato della scena del crimine a quelle della sua vita familiare. Il dolore,
nel ricordo, mantiene la sua intensità e più soffre e più ne resta
attanagliato. La perdita della moglie l’ha ridotto alla dipendenza da Flashback
con la conseguente perdita del lavoro e di ogni diritto su suo figlio, Val, il
quale ormai è cresciuto con il nonno, il padre di Dana, che da sempre prova
odio per Nick e la sua condizione. Val, crescendo in questo ambiente familiare,
scandito dall’odio e dalla povertà, oltre agli effetti che ha su di lui il degrado della civiltà, non ha
potuto evitare di farsi coinvolgere da un gruppo di teppisti in una “flash
gang”.
L’indagine e l’analisi
dei rapporti familiari fra Keigo e Hiroshi Nakamura portano Nick a ripensare al
suo modo di vivere lontano dal suo di figlio. Questo pensiero, la malinconia e l’ansia
di recuperare il rapporto con un figlio che non ha mai avuto modo di conoscere
veramente gli faranno desiderare di cambiare e, infatti, gradualmente iniziano
a riavvicinarsi, seppure il nonno non approvi. Le scoperte relative alla morte
di Keigo, che iniziano a far luce sul caso, gli fanno desiderare di tornare a
vivere veramente e di farlo anche per l’amore che prova verso il figlio. Scopre
soprattutto che essere vivi significa provare dolore. Non lo si può evitare. Ma
permette anche di crearne nuovi di ricordi felici. Infatti, concedetemi una
citazione, “essere vivi significa avere la forza di affrontare il dolore e la
perdita e trovare qualcosa di reale per superarlo e andare avanti”.
Voi l’avete letto? Vi
è piaciuto?
Vi piacciono i
generi distopico e fanta-thriller?
Vi piacerebbe poter
rivivere esattamente i ricordi più belli, a comando ed ogni volta che lo
desiderate?
Se la vita va male,
è giusto rifugiarsi nel passato e non dare modo all'esistenza di
tornare ad essere lieta e felice?
4 commenti:
Non l'ho letto e non credo che lo leggerò... Mi angoscerei troppo. Purtroppo il futuro della nostra civiltà non è affatto roseo, fa paura... Preferisco non pensarci troppo e vivo del presente, cercando di illudermi che non sarà così . Ti lascio un bacio e l'augurio di una buona domenica
Sempre scatenata a caccia di novità avvincenti miaooooùùùù
Mi piace molto il genere distopico, perciò mi segno questo titolo! Troppo belle le tue recensioni :-)
L' ho letto,bello e triste,Simmons crede davvero che questo sara' il nostro futuro,noi italiani saremo parte del califfato,purtroppo la demografia gli da' ragione
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