Cari
Amici Blogger,
recensire
un libro come Spericolato Atelier di Agostino Biavati non è affatto semplice,
poiché non è il solito libro. Anche leggerlo, richiede una concentrazione
speciale per entrare nel gioco letterario dell’autore. Ed è proprio studiando
la sua biografia che alcune cose del libro diventano subito chiare. Non è
normale paraletteratura, cioè non siamo davanti ad un libro d’intrattenimento,
ma qualcosa di diverso, un esperimento, ben studiato, in cui ogni parola, detta o annullata, ha un fine ben preciso.
Biavati è soprattutto sceneggiatore e regista di corti
e documentari ed ha anche collaborato nella stesura di un’opera teatrale. La sua
formazione non è, quindi, quella dello scrittore tradizionale. Infatti,
utilizza uno stile molto particolare e alcune parti vanno rilette più volte per
essere comprese.
VOTO 7
Grazie a
Strawberry di Una Fragola al giorno (http://unafragolaalgiorno.blogspot.com/)
per avermi consigliato questa raccolta di tre racconti, dei quali il primo, il
più lungo, è quello che dà il nome al libro.
Ecco la
trama.
In seguito alla scomparsa dello zio
artista, morto in circostanze non del tutto chiare, Giorgio eredita un vecchio
podere vicino al Parco dell’Uccellina. Da quel momento la sua vita prenderà una
piega inaspettata. Che legame c’è tra Giulia, l’affascinante e misteriosa
ex-compagna dello zio, e la morte dell’uomo?
È il mistero ad accomunare i racconti contenuti in questa raccolta d’esordio. Accurate prove di stile che hanno il sapore di piccoli classici, in cui protagonista è il linguaggio, che rimanda alle inquadrature di un film d’autore.
È il mistero ad accomunare i racconti contenuti in questa raccolta d’esordio. Accurate prove di stile che hanno il sapore di piccoli classici, in cui protagonista è il linguaggio, che rimanda alle inquadrature di un film d’autore.
Chi non ha letto
questo libro ed ha intenzione di farlo, non
continui a leggere, perché nel commento di seguito, Pupottina svelerà molte parti,
unicamente per stimolare un dibattito con chi lo ha già letto.
Il primo dei
tre racconti, Spericolato
Atelier, come già detto, è il più riuscito, ma leggerlo richiede non
poca attenzione poiché lo stile dell’autore è assai particolare ed anche la
lingua utilizzata conferisce un aspetto realistico e quotidiano che va analizzato solo in superficie.
Le descrizioni
degli ambienti e delle abitudini sono appena accennate e lo stesso accade con i
personaggi che rimangono quasi oscuri fino alla fine e vengono spiegati solo
attraverso il loro modo di agire. Ad eccezione della figura dello zio morto, i
personaggi che agiscono nel primo racconto sono essenzialmente 3: Giorgio, il
nipote che eredita tutto; Giulia, l’ex-modella ed ex amante dello zio; e Ubu, l’assistente.
Dietro la morte dello zio, però, c’è un mistero e la polizia indaga, pur non
agendo mai direttamente e sappiamo delle sue indagini soltanto per quello
che accade ai personaggi.
Non sempre è
chiaro cosa facciano i personaggi, poiché la serie di eventi appaiono quasi
slegati fra loro e sono finalizzati, forse, solo a mettere in mostra la
debolezza dei personaggi a livello umano con le loro quotidiane sofferenze, i
dubbi, i timori, che impediscono loro di agire con chiarezza e di essere
consapevoli di se stessi. Verso la fine, secondo me, manca volutamente
qualche scena proprio per creare una sorta di effetto sorpresa di come si
evolvono gli eventi. Simpatica è la figura dell’imbranato ed ingenuo nipote,
Giorgio, il quale è l’unico a non capire cosa gli stia accadendo.
Sicuramente,
per l’autore, è chiaro il fine delle azioni dei suoi personaggi che deve
rimanere velato ed indeterminato agli occhi del lettore, il quale alla fine non
sarà pienamente appagato da quello che ha scoperto dei
personaggi, perché il fine è quello di lasciare in lui un tocco di mistero,
vero e astratto, elemento di forza dei tre racconti. L’illustrazione di questo
racconto, anche se astratta, è quella che spiega meno le vicende che vi si
svolgeranno.
Anche nel
secondo, breve racconto, Capodanno a Punta Alberete, l’unico
protagonista, di cui non sappiamo il nome, vive un’esistenza sofferta e
misteriosa, senza alcuna voglia di vivere: a tal punto che non gli importa di
avere un finale tragico. Preferisce non dover continuare un’esistenza che lo fa
soffrire. Anche qui è fondamentale l’illustrazione. L’uomo è piccolo in un
ambiente che lo travolge e lo fa sentire in pericolo e spaventato, disilluso, deluso.
Nel
terzo ed ultimo racconto, L’ultima
rosa d’estate, due donne, di cui una di nome Giovanna sembrano
contendersi le attenzioni uomo e la bravura nel suonare un violino. Giovanna è
quella che è più brava in tutto, ma non per questo meno evanescente. L’altra
donna ne è profondamente gelosa. Ma potrebbe anche essere un caso di
sdoppiamento della personalità. Nel racconto si avverte un presagio tragico che giungerà a
compimento ed è già ampiamente anticipato, se si fa caso, dall’illustrazione
che introduce il racconto. Mi è piaciuto anche questo racconto per le
riflessioni che mettono a nudo la natura femminile.
La componente
sessuale è presente nei tre racconti, anche se appena accennata ed, a volte, è
introdotta solo nel dialogo come un riferimento o una constatazione. Ad eccezione
del primo racconto, in cui è rivelato, non c’è vero amore nei racconti di
questi personaggi.
Forse,
proprio a causa della loro brevità, questi racconti non sembrano essere pienamente
compiuti. Ma credo sia questo l’intento dell’autore che sceglie di lasciare
tutto ad un livello indeterminato e misterioso. Questa raccolta resta comunque
un libro di non facile lettura, poiché sottende una conoscenza psicologica della
natura umana che svelerebbe e spiegherebbe l’agire, apparentemente insensato
dei personaggi. Non è comunque un libro che si sceglie con l’obiettivo di
rilassarsi un po’, ma per indagare se stessi, poiché è un libro impegnato e costruito mediante tecniche stilistiche particolari volute dallo scrittore.
Voi,
l’avete letto? Che cosa ne pensate?
Preferite
un libro che vi fa mettere in gioco nel ruolo di lettore?
6 commenti:
di solito dopo Natale ci sono un sacco di libri nuovi...mi sa che avremo molti titoli da scambiarci :P
Pupottina che bella recensione...l'ho vista sulla pagina di Biavati e sono corsa qui...che dire...sapevo che questo libro avrebbe potuto ricevere più chiavi di lettura...sai bene cosa io pensi di questo libro...ma posso dirti che quando ho visto i due corti tratti dai due racconti più brevi, mi è parso di capirci qualcosa di più...diciamo che in generale non è il mio genere...cmq se ti capita i corti vedili perchè sono interessanti...:-)
no, purtroppo non ho letto questo libro però rispondo assolutamente SI, un libro mi deve mettere in gioco come lettrice, mi deve interrogare più che darmi delle risposte.
ciao e buona domencia
Ecco, questo invece è un genere che mi attira molto di più! Ri-baci
Non mi pare che un libro del genere possa fare al caso mio, temo sia troppo cerebrale.
Baci
Mi sembra una trama interessante. Con ambientazione in Toscana, no? Il che aggiungerebbe un tocco ulteriore di verismo, con l'evocazione di tanti misteri che ci sono da quelle parti.
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