"È il cattivo che fa la
storia": questo è il punto di partenza per la narrazione del thriller
LA RAGAZZA NELLA NEBBIA. Donato Carrisi è bravissimo a parlarci dei cattivi e a
raccontarci le dinamiche perverse delle loro menti. Solo Carrisi è in grado di
parlarci dell'immaginario o ipotetico uomo, tanto malvagio da celarsi e celare nella
nebbia i propri efferati crimini. Carrisi ce ne parla così bene da farcelo
sentire come se fosse reale, come se esistesse anche al di là della pagina,
come se anche noi ne avessimo sentito parlare in tv o lo potessimo incontrare.
Sino ad ora, ho adorato ogni romanzo di Carrisi che ho letto, ma mi ero
anche convinta che la perfezione, in ambito psico-criminologico, l'avesse già
raggiunta con il romanzo IL SUGGERITORE, ma mi sono dovuta ricredere perché le
dinamiche di LA RAGAZZA NELLA NEBBIA hanno quel qualcosa in più che le rende,
non soltanto verosimili, ma quasi tangibili. Nessuno è riuscito ad arrivare ad
un livello tanto alto fino ad ora. Questo libro è davvero diverso dal solito.
LA RAGAZZA NELLA NEBBIA è il romanzo perfetto, che ti entra dentro la
mente come i tanti casi di cronaca che si seguono in tv e parte proprio da un
ipotetico caso di cronaca e da un agente speciale, troppo zelante nella sua
ricerca del cattivo di turno.
L'ambientazione è un paesino di montagna, un
piccolissimo comune, dove tutti si conoscono, rintanato in una valle profonda
fra le ombre delle Alpi. È una notte gelida quando misteriosamente, mentre
percorre i pochi metri che la conducono da casa sua alla chiesa, scompare la
piccola Anna Lou.
È una ragazzina timida, senza malizia,
dall'aspetto ancora troppo acerbo: capelli rossi e lentiggini. Ma Anna Lou è la
vittima perfetta che brilla per la sua innocenza e che conquista subito il
pubblico.
L'agente speciale, chiamato ad indagare sulla scomparsa, è Vogel, al
quale non interessano il dna o i rilievi della scientifica, poiché è abituato a
condurre le indagini con una tecnica tutta sua che lo porta a seguire, forse
troppo, l'istinto e a pilotare i media. È lui che fa diventare quella di Anna
Lou Kastner un caso mediatico. È lui che riesce a soggiogare l'opinione
pubblica. Ma Vogel è anche un uomo che pecca di vanità, ossessionato com'è dall'abbigliamento
di classe, non riesce a darsi un limite. Inoltre ha una grave macchia che
oscura il suo passato professionale. Vogel, però, non vuole commettere due
volte lo stesso errore, ma non sa per quanto riuscirà a tenere fede al suo
proposito.
Già dalle prime pagine capiamo molto di Vogel, o meglio crediamo di
aver capito.
Il thriller inizia con lentezza. La narrazione introduttiva-descrittiva
della vicenda di cronaca progressivamente si stringe intorno all'unico
sospettato e anche il ritmo cambia, diventando serrato. Poi ricomincia daccapo,
cambiando punto di vista e raccontando altri dettagli. Ma i colpi di scena non
finiscono mai, man mano che l'intreccio si infittisce di indizi che non si
trasformano in prove. Tutto avviene sotto gli occhi delle telecamere, dove
l'unica assente continua ad essere la povera Anna Lou.
All'unico sospettato viene subito dato un consiglio: "Dimenichi di essere innocente".
Ma tutto questo è solo l'inizio, perché la caccia al cattivo ha molti
retroscena da svelare.
Coinvolgente e psicologicamente stimolante, è un thriller che tiene il
lettore incollato alla pagina.
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