La “Hendrik Groen mania” è contagiosa e divamperà
anche in Italia, così come è accaduto in Olanda. Già dall'interessantissimo e
accattivante titolo, PICCOLI ESPERIMENTI DI FELICITÀ intrappola nella sua rete
di serenità, quotidianità e curiosità della durata di un anno, perché tanto
dura il diario che porterà alla fatidica decisione.
Hendrik Groen ha 84 anni e
un quarto e vive ad Amsterdam, nella
casa di riposo "Lieto Tramonto", ma ogni sei settimane circa, ha un
appuntamento fisso o "quasi": va a trovare la moglie, malata di
sindrome maniaco depressiva, ricoverata in un istituto specializzato.
È
un uomo intelligente e in forma, per la sua età: di più rispetto ai suoi amici,
ma meno di quanto vorrebbe. Hendrik, però, è anche uno che non si piange mai addosso. La vita declina lentamente, ma lui non si arrende, almeno non subito. È
un attento osservatore di tutto ciò che accade sia nel suo piccolo universo
sociale sia nello scenario politico internazionale. È uno che riflette molto e
vuole dire la sua su ogni cosa, ma a volte tiene a freno la lingua per
educazione e cortesia. Per fortuna, non è quello che accade nel suo diario,
dove Hendrik Groen non ha peli sulla lingua. Parla di tutto: dei suoi piccoli
dolori privati, come la morte a quattro anni della figlia, e intimi, come i
suoi problemi di "sgocciolamento"; parla dei suoi amici alla casa di
riposo; dei suoi ricordi; della vita degli ultraottantenni in generale; dei
problemi della sanità pubblica; della politica internazionale; del nostro
Berlusconi; ecc.
La svolta nella vita di
Hendrik avviene quando decide di non essere solo quello che gli altri credono
che lui sia, ossia un uomo affidabile e gentile, ma decide di dare voce al suo
se stesso sconosciuto, per l'esattezza quello che avrebbe voluto dire no, ma ha
detto sì, e si è ritrovato in una situazione diversa da quella che avrebbe
desiderato.
Ha deciso di tenere il suo
diario per un anno, al termine del quale renderlo pubblico. Pian piano ha anche
scoperto che questo suo progetto di scrivere un po' ogni giorno lo fa sentire
sereno e rilassato: è davvero terapeutico, come dicono. Nel diario, lui non
nasconde niente di quello che accade nell'ospizio dove vive.
Gradualmente ci si
affeziona a Hendrik, ai suoi amici (Ever,
Edward, Grietje, Eefjee e Graeme) e ai suoi tanti conoscenti che ruotano
nel suo universo esistenziale. Gradualmente, si entra nel vivo del club
VEMAMIMO, ovvero vecchi-ma-mica-morti,
il cui significato è espressione dell'ottica goliardica con la quale gli
anziani del gruppo vivono quel che resta loro da vivere, senza rinunciare a
niente, ma provando a realizzare i loro desideri o ciò che può allietare le
loro esistenze, poiché "finché ci sono progetti c'è vita". Lo stesso Hendrik scopre, anche per se stesso, che avere
belle prospettive è importante per mantenere la voglia di vivere.
Lo stile scivola dal semiserio al comico, ma anche dal
romanticamente nostalgico al commovente. Hendrik è l’anziano che si
vorrebbe abbracciare. Con la sua delicata ironia, il signor Groen porta il lettore
del suo diario a riflettere su temi
delicati e attuali come la qualità della vita degli anziani nelle case di
riposo, i costi della pubblica assistenza e la scelta personale dell'eutanasia.
È un libro che fa sorridere, riflettere e rattristare, ma fa tutto parte della
vita ed il segreto sta proprio nel riuscire ad accettare tutto quello che ci
capita, lottando con caparbietà per cambiarlo.
Hendrik
Groen è lo pseudonimo dietro il quale si cela un misterioso scrittore che ha
trovato il modo di conquistare un vasto target di lettori parlando loro della
vita con le sue piccole e grandi difficoltà.
"Così si fa: continua a vivere e fai quello che
ti piace."
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