Come l’America ha creduto di aver vinto la Guerra Fredda,
rendendo il mondo ingovernabile
Sergio Romano
IN LODE DELLA GUERRA FREDDA
Longanesi - 140 pagine - 16,00 €
Era una linea e divideva il mondo: da
Stettino a Trieste, da una parte gli Stati Uniti e le democrazie europee,
dall’altra l’Urss e i suoi satelliti. Due giganti che per trent’anni
(1962-1991) si sono osservati e misurati, ognuno dal terreno conosciuto della
propria guardiola, senza mai scontrarsi direttamente.
In questo suo nuovo
saggio, Sergio Romano prende le
mosse proprio dalla Guerra Fredda per analizzare gli equilibri politici
odierni, mettendo in evidenza come, a dispetto del nome, essa rappresentò in
realtà un lungo periodo di pace e stabilità per l’Europa. A differenza di ciò
che accade oggi, infatti, le due superpotenze seppero frenare le forze che al
loro interno premevano per lo scontro, ben consapevoli che lo scoppio di una
guerra nucleare avrebbe avuto conseguenze disastrose per tutti. Un equilibrio
precario, ma pur sempre un equilibrio che venne paradossalmente messo in crisi
dalla caduta del muro di Berlino e dalla disintegrazione dell’Urss, eventi che
favorirono la rinascita di antichi nazionalismi e portarono allo scoppio di
numerosi conflitti, dalla Cecenia al Caucaso all’ex Jugoslavia.
Dopo aver lanciato un necessario
sguardo al passato, dalla crisi cubana ai conflitti in Corea e Vietnam, in Lode alla Guerra Fredda Sergio
Romano giunge fino ai nostri
giorni, mettendo in luce le responsabilità di Stati Uniti ed ex Unione
Sovietica nell’insorgere tanto della crisi ucraina quanto dell’emergenza libica
e del fanatismo jihadista e ponendo l’accento soprattutto sulla nascita dei
cosiddetti “non Stati” – Isis, Ghaza, Kurdistan iacheno, Siria, Libia – con le
grandi incognite che ne derivano: come si combatte contro un “non Stato”? Come
lo si governa? E come si può ricostruire l’ordine perduto?
Sergio Romano (Vicenza, 1929) è stato ambasciatore
alla NATO e, dal settembre 1985 al marzo 1989, a Mosca. Ha insegnato
a Firenze, Sassari, Pavia, Berkeley, Harvard e, per alcuni anni, all’Università
Bocconi di Milano. È editorialista del Corriere
della Sera. Tra i suoi ultimi libri pubblicati da Longanesi: Morire di democrazia (2013) e Il declino dell’impero americano (2014).
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