Avevo grandi aspettative per questo romanzo, da quando ho saputo che il
famoso regista, produttore e sceneggiatore cinematografico, Pupi Avati, aveva
intenzione di scriverlo. Ho atteso pazientemente.
Quando ho appreso il titolo, IL RAGAZZO IN SOFFITTA, ho iniziato ad
immaginare quale poteva essere la trama e un po', chissà perché, ho ricordato
quel suo film cult "La casa dalle
finestre che ridono" e ho atteso qualche vicenda in quello stile horror e
noir. Leggendolo, però, ho trovato molto di più: un romanzo che è semplice e
complesso nello stesso tempo, con tanto da trasmettere per far riflettere sulla
società contemporanea e sulle umane fragilità. Ci sono valori e ambiti positivi
(come amicizia e amore, bellezza e musica), ma anche tutto il contrario (ambizione,
follia, dolore, ossessione, deformità sia fisica che dell'anima, morte). Le mie
aspettative non sono state affatto deluse, ma letteralmente ribaltate dalle
continue sorprese e cambi di rotta nella narrazione che questo romanzo riesce a
orchestrare, appassionando e sconvolgendo chi ne intraprende la lettura.
Il romanzo narra due storie, in anni e città italiane diverse, Bologna
e Trieste, destinate a confluire in un presente che è quello mediatico di oggi,
dove si è costantemente alla ricerca di un mostro da sbattere in prima pagina,
cui addossare il brutto e il male.
Al centro di tutto, la storia della nascita di una grande amicizia tra
due ragazzi completamente diversi, Dedo e Giulio, che affrontano eventi più
grandi di loro, risalenti ad un lontano ed indicibile segreto del passato,
fatto di depravazione e morte. Facendo riaffiorare, nel presente, un male celato
nell'oscurità dell'oblio, la luminosa e spensierata situazione di partenza
viene irrimediabilmente modificata in peggio. Tutto diventa tetro, pericoloso,
malato. I due amici sono inevitabilmente destinati a rimanerne travolti.
Il romanzo, un noir che procede con un climax crescente di suspense,
risulta vincente grazie all'alternanza delle vicende e alla mescolanza tra eventi
indicibili e storie di banale quotidianità, narrate con uno stile fluido,
scorrevole e attuale.
È un capolavoro destinato a fare scuola, con personaggi che ti restano
dentro. L'ambientazione ristretta della soffitta, buia, stretta e invivibile, è
una metafora perfetta della condizione esistenziale dei personaggi più
riusciti.
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