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Dimmi il tuo segreto
Io la troverò
Dove si annida il male
Il confine del silenzio
Tutto ciò che resta
Io so perché canta l'uccello in gabbia
Africa, mon amour
Fiore di fulmine
Amore, Parigi e un gelato al pistacchio
La ragione dei sensi
Sherlock Holmes e il Signore della notte
Addio è solo una parola
All'improvviso la scorsa estate
La stagione degli innocenti
Scia di morte. L'ultimo viaggio della Lusitania
L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome
I piaceri della notte
Nessun ritorno
Campari a colazione
Per te qualunque cosa


Pupottina's favorite books »
L'amore è la risposta, ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande. (Woody Allen)
"Non discutere di cose di letto con tatto e discrezione. Potrei non capire di cosa parli." (L'ispettore Barnaby)

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mercoledì 30 ottobre 2013

Neri Pozza: i prossimi 2 mesi di novità

Novembre e dicembre, come sempre con Neri Pozza, hanno titoli e autori di qualità e interesse. Scopriamoli insieme.

PAUL HARDING - ENON
Neri Pozza - € 16 - pag. 240 - Quasi tutti i Crosby, da Howard, che girovagava con il suo carro pieno di mercanzie tra i boschi del Maine, a George Washington, che trascorreva i suoi giorni riparando orologi, hanno lasciato vedove le mogli e orfani i figli.  Charlie Crosby costituisce l’eccezione. Il destino è scritto diversamente per lui. Nipote di George Washington, Charlie vive a Enon, una piccola città a nord di Boston. Pittura case, e a volte gli capita di tagliare l’erba nei giardini e spalare la neve. Una vita fatta di piccole cose: camminare nei boschi con Kate, la figlia tredicenne che si incanta ancora a dar da mangiare alle cince e ai picchi che vengono a beccarle i semi dal palmo; avventurarsi in canoa lungo il fiume che attraversa il paese; contemplare Susan, la moglie, un mistero vivente per il benevolo distacco che traspare dai suoi occhi turchesi e tuttavia, proprio per questo, un mistero irresistibile. Certo, per i genitori di Susan, Charlie è una persona debole o tutt’al più di buon senso, capace solo di borbottare frasi di poco conto in loro presenza. Tuttavia, la loro considerazione non lascia crepe nel rapporto tra Charlie e la moglie, reso ancora più forte dalla nascita della loro adorata unica figlia. Un giorno però irrompe, crudele, insensata, terribile, la tragedia. In un piovoso pomeriggio di settembre che annuncia la fine dell’estate, mentre sta rientrando in auto dopo una passeggiata nei boschi, Charlie riceve una telefonata di Susan. Con la voce spezzata dal dolore, la moglie gli dice
che un automobilista ha travolto Kate mentre tornava in bici dalla spiaggia, e che tutto è stato così rapido, inevitabile e assurdo che i soccorsi si sono rivelati inutili. La fine della ragazza lascia macigni pesanti sul cuore di Charlie. Susan cerca di reagire, di non soccombere alla sofferenza, ma Charlie cede di schianto. Un giorno, dopo aver trascorso quasi tutta la notte seduto al buio, esausto e senza riuscire a dormire, Charlie scaglia un pugno contro la parete del pianerottolo. Il vecchio intonaco di crine si riversa dal muro come la sabbia da una clessidra a sancire che un altro tempo si è esaurito: quello tra Charlie e Susan, che se ne torna a casa dei suoi, nella sua vecchia camera da letto, che la madre usa per cucire ormai da vent’anni. Sembrerebbe tutto perduto per il nipote di George Washington Crosby, tutto precipitato nell’abisso della disperazione. Tuttavia, da qualche parte è ancora all’opera la semplicità salvifica della natura e del mondo. Con un romanzo struggente e poetico, Paul Harding narra una storia in cui il dolore più grande – la perdita di un figlio per un genitore – apre a una nuova considerazione, a un nuovo senso della vita.

Confermandosi uno dei narratori più talentuosi della sua generazione, Harding non si sottrae mai, come Faulkner, al compito che fa grande uno scrittore: «descrivere quello che sembra impossibile dire a parole» (The Dallas Morning News)

CARLO PATRIARCA
Il campo di battaglia è il cuore degli uomini
Neri Pozza - pag. 224 - € 15 - Etienne e Raymond hanno stretto un patto di indissolubile amicizia all’École militaire di Bordeaux, dov’erano tra gli allievi più brillanti, prima di ritrovarsi, nell’aprile del 1796, nella piana di Albenga al seguito dell’Armata d’Italia di Bonaparte, acquartierata in attesa di muovere verso le fertili pianure padane. Etienne vaga smanioso per l’accampamento, passeggiando tra le tende e scavalcando corpi addormentati. Medico abituato a fronteggiare quotidianamente i numerosi malanni di un esercito in guerra – febbri tifoidi, amputazioni, scabbia, vaiolo, scorbuto, pazzia, nostalgia –, Etienne cerca di vincere il tedio esercitandosi al suo amato violoncello.
Raymond è ancora più inquieto. Sulla testa ostenta sempre il suo bonnet d’ourson decorato da una splendida piuma viola, e sul volto mostra ancora la sua proverbiale nobiltà d’animo. Tuttavia, l’irruenza e la spavalderia della gioventù sembrano in lui un ricordo del passato. Ufficiale colto e di bell’aspetto, che parla correntemente l’italiano e il tedesco, Raymond ha ricevuto qualche tempo fa un incarico delicato: recarsi a Milano per raccogliere informazioni da inviare a Parigi sullo stato e la consistenza della guarnigione austriaca. Mai missione si è rivelata più fatale per lui, e il fato ha un solo nome: Costanza Melzi d’Eril, cugina prima del conte Francesco, ben noto in città per le sue simpatie repubblicane, e moglie di un uomo facoltoso e assai fedele agli austriaci. Viso perfetto persino per il più riottoso dei ritrattisti, collo lungo e delicato, spalle dritte e sottili e seno rigoglioso, Costanza ha infranto talmente il cuore di Raymond da rendergli insopportabili le ore trascorse lontano da lei. «Sono irrimediabilmente perduto» confessa l’ufficiale a Etienne che, convinto che la guerra contro le potenze monarchiche dell’Ancien Régime non possa concedere spazio al sentimento, cerca invano di ridestare nell’amico l’antica risolutezza che ne faceva l’allievo migliore a Bordeaux. In una pausa della dura campagna d’Italia accade, tuttavia, l’irrimediabile: Etienne incontra a Milano Costanza e resta trafitto dal suo fascino e dalla sua bellezza. Con Raymond non lascia trapelare nemmeno un «riflesso di quel diamante spigoloso» che la donna gli ha appoggiato sul cuore, tuttavia le voci corrono e, durante la campagna d’Egitto in cui lo scoraggiamento bellico si accompagna ai deliri di onnipotenza di Napoleone, i due amici si trasformano in duellanti. Opera in cui l’amicizia e il tradimento, l’amore e la passione, la libertà e la tirannia si intrecciano in una trama avvincente, Il campo di battaglia è il cuore degli uomini svela un nuovo talento della narrativa italiana, capace di padroneggiare come pochi il romanzo storico e i temi propri della letteratura. Da amici fraterni a duellanti: una storia d’amore e di gelosia, di libertà e tirannia durante le guerre napoleoniche.

MARCO MONTEMARANO - LA RICCHEZZA
Neri Pozza - pag. 272 - 16,50 - A quindici anni Fabrizio Pedrotti è già un gigante. A volte se ne sta in piedi in mezzo alla sua cameretta come se il suo corpo fosse un fantoccio ingiustificabile e lui non sapesse come disfarsene. È bello, è un leader. A scuola è attorniato da una folla di cortigiani, e il mondo gli si srotola ai piedi come un tappeto. Un giorno del 1975, nel corridoio di un liceo romano, Fabrizio sceglie Giovanni come amico. Gli mette una mano sulla testa e lo elegge a suo scudiero. Poi lo ribattezza Hitchcock e lo accoglie nella cerchia più intima della sua famiglia. Nel lussuoso appartamento dei Pedrotti, Giovanni-Hitchcock si muta nel testimone della vita dell’intero nucleo familiare. Riesce a scorgere il padre, un onorevole perennemente assente da casa, in una imbarazzante intimità; si rende subito conto della svagata cortesia ed estraneità della madre; stringe amicizia con Mario, il fratello minore, un ragazzo gracile, un fantasma in pantofole che rasenta i muri aprendo e chiudendo in silenzio le porte; ha una relazione clandestina con Maddalena, la seducente sorella, una ragazza quasi adulta, coi ricci del colore di certe alghe marine; e infine apprende il lato nascosto, la zona d’ombra del rapporto tra Fabrizio e il fratello. A volte Fabrizio sente un fremito tra il palato e la radice del naso, una specie di istinto a mordere. E allora lui, il gigante, tortura l’esile fratello minore, lo sveglia a morsi e lo sfinisce con il solletico. Finché Mario, che è in preda al panico al minimo tocco, smette quasi di dare segni di vita. Al fianco dei Pedrotti, Giovanni abbraccia completamente l’identità di Hitchcock. Al punto tale che si convince persino di aver determinato la rovina e l’infausto destino di Fabrizio, Mario e Maddalena con un atto scriteriato e irresponsabile nell’acceso clima politico degli anni Settanta. Finché, con il trascorrere degli anni, e l’irrompere della maturità, la verità dei Pedrotti e di Hitchcock, il loro scudiero, gli appare sotto una luce inaspettata e sorprendentemente diversa. Con la sua scrittura asciutta e controllata, La ricchezza è un romanzo che narra dei ragazzi degli anni Settanta, di una generazione che ha consumato in fretta il proprio tempo nel sogno e nell’illusione, per esporre alcuni dei temi fondamentali della letteratura di ogni tempo: le grandi speranze e le fragili certezze della gioventù, l’impossibilità di accedere alle vite degli altri, gli inganni della memoria e dell’Io.

Romanzo vincitore della prima edizione del Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza, «un premio che è un unicum in Italia». Corriere della Sera
IVAN ILLICH 
GENERE. Per una critica storica dell'uguaglianza
Neri Pozza - pag. 240 - € 18 - Forse soltanto oggi l’opera di Ivan Illich conosce quella che Benjamin chiamava «l’ora della leggibilità». Illich non è solo il geniale iconoclasta che sottopone a una critica implacabile le istituzioni della modernità. Se la filosofia implica necessariamente una interrogazione dell’umanità e della non-umanità dell’uomo, allora la sua ricerca, che investe le sorti del genere umano in un momento decisivo della sua storia, è genuinamente filosofica e il suo nome va iscritto accanto a quelli dei grandi pensatori del Novecento, da Heidegger a Foucault, da Hannah Arendt a Günther Anders. È in questa nuova prospettiva che si deve guardare a Genere. Per una critica storica dell’uguaglianza, che Neri Pozza ripropone in una versione ampliata e corretta, tenendo conto di tutte le edizioni pubblicate durante la vita di Illich. Quando il libro uscì nel 1984, la critica dell’uguaglianza fra i sessi e la rivendicazione del «genere» contro il sesso erano decisamente precoci e diedero luogo a polemiche e fraintendimenti. Come Illich scrive nell’importante prefazione alla seconda edizione tedesca (finora inedita in italiano), la perdita del genere e la sua trasformazione in sessualità – che costituisce uno dei temi centrali del libro – sono trattate qui non nella forma di una «critica aggressiva» della modernità, ma in quella di una riflessione intorno ai mutamenti nei modi della percezione del corpo e delle sue relazioni col mondo. In questione è, cioè, la memoria e la perdita di quell’universo vernacolare o conviviale che Illich non si stanca di indagare e descrivere senz’alcuna nostalgia, ma con la lucida consapevolezza che esso custodisce gli indizi e le tracce di una possibile, felice sopravvivenza del genere umano.
MONIKA HELD - La notte più buia
Neri Pozza - pag. 270 - € 17 - È il 5 giugno 1964 quando Lena attraversa l’atrio del tribunale di Francoforte, dove lei lavora come traduttrice, e incontra Heiner Rosseck. Quell’uomo magro e taciturno è appena arrivato da Vienna per partecipare al processo contro i crimini nazisti di Auschwitz, in cui è stato prigioniero. Lena lo assiste in un momento di difficoltà e non ci mette molto a capire che quell’uomo è disperato. Prima di tutto perché, per Heiner, ricordare significa riaprire ferite terribili e dolorose: spiegare come si sopravvive in un campo di sterminio, quali lavori si svolgono, quante vessazioni fisiche e umiliazioni psicologiche si devono subire, o raccontare come muoiono ogni giorno centinaia di uomini, donne e bambini. E poi, Heiner parla davvero una lingua diversa dalla sua: una lingua in cui «rampa» non indica il pezzo di metallo di un magazzino, ma lo scivolo su cui i corpi venivano trasportati verso i forni crematori, in cui «camino» è la più impronunciabile delle parole, e in cui il verbo «selezionare» riporta alla memoria ricordi spaventosi. Quando al cinquantesimo giorno di processo Heiner non ce la fa più e scoppia a piangere, il giudice sospende il processo. Heiner vuole tornare a Vienna, lontano da tutti quelli che lo accusano di non riuscire a scrollarsi quel passato di dosso. Ma ormai è troppo tardi. Lena ha capito cosa lo tormenta e non vuole lasciarlo andare. Inizia così una struggente «educazione sentimentale» che li avvicina sempre di più, e che si concluderà vent’anni dopo in Polonia, dove Lena, dopo aver visitato i luoghi in cui quell’orrore ha avuto inizio, capirà che le ombre di Heiner non se ne andranno mai e che toccherà a lei lottare ogni giorno per ricordargli che esiste un’altra possibilità per ripartire da zero ed essere finalmente felice: fidarsi di lei. Con un romanzo dalla trama coinvolgente e uno stile ricco di esplosioni poetiche, Monika Held fa tesoro delle testimonianze raccolte in prima persona dai sopravvissuti dei campi di sterminio e dipinge una storia d’amore universale, cruda e commovente assieme, che riflette sulla memoria, sulla sofferenza e sul diritto di ogni uomo di poter credere in un futuro. Come si può pensare di vivere il presente, se le ferite del passato sanguinano ancora? Uno struggente romanzo sull’Olocausto che ritorna a una delle pagine più intense della nostra storia: i processiper i crimini di Auschwitz. Una magnifica storia d’amore tra una traduttrice tedesca e un sopravvissuto al campo di Auschwitz.
 MARSHA MEHRAN
Istituto di bellezza Margaret Thatcher
Neri Pozza - pag. 288 -€ 16,50 - Teheran. Primavera 1982. Quando in Iran scoppia l’ennesimo attentato, Zadi abbandona l’hammam in cui lavora, prende la figlia Maryam e sale su un aereo diretto a Buenos Aires. Ad attenderla nel palazzo al numero 1796 dell’Avenida Florida, c’è la signora Haji, proprietaria di un istituto di bellezza fatto in casa. Sede, in passato, dell’accademia delle Belle Arti della città, l’edificio che ospita ora l’istituto è solo un condominio abitato da profughi iraniani come Zadi. Così, quando la nuova arrivata propone a Haji di riunirsi ogni settimana per leggere insieme nella loro lingua e ripensare alla loro terra natale lontana, magicamente il condominio si anima, riportando a galla le storie dei suoi inquilini. Quella della signora Haji, ad esempio, che ha girato il mondo con il grande amore della sua vita e ha appreso i segreti della «danza rotante» dei dervisci. O quella del Capitano Soheil Bahrami, che dopo un periodotrascorso nella prigione di Farvin, vive ora con la figlia Sheema, una studentessa di medicina innamorata di una compagna di corso. E ancora, quella di Parastoo, l’apprendista di Haji, sposata con un uomo che le ha fatto credere di possedere una fortuna e poi l’ha abbandonata; oppure quella di Homa e Reza, che di giorno lavorano al mercato e la sera dipingono miniature; o, infine, quella del giovane e attraente rivoluzionario Houshang, infatuato di Zadi. E mentre l’Inghilterra di Margaret Thatcher dichiara guerra all’Argentina per le Falkland, una nuova inquilina fa il suo arrivo al numero 1796 dell’Avenida Florida. Dice di chiamarsi Khanoum Soltani, ma somiglia moltissimo alla poetessa iraniana Farzaneh Farangi. E tra amori segreti, confessioni commoventi e ricordi di un tempo perduto per sempre, saranno proprio le parole di Farzaneh a spingere gli inquilini a smetterla di vivere nel passato e a cominciare finalmente la loro vita nuova in Argentina.Con una trama avvincente e una lingua aggraziata che mescola culture e mondi lontani, Marsha Mehran – già nota in tutto il mondo con Caffè Babilonia – costruisce un collage di storie armonioso e toccante e si conferma una delle nuove voci più interessanti del panorama letterario contemporaneo, con un romanzo che si preannuncia già un bestseller della prossima stagione.
Amori, intrighi e tradimenti delle donne dell’Istituto di bellezza Margaret Thatcher, Avenida Florida 1796, Buenos Aires, nell’attesissimo nuovo romanzo dell’autrice di Caffè Babilonia.

OLIVER POTZSCH
La figlia del boia e il monaco nero
pag. 432 - € 18 - Neri Pozza - Schongau, Baviera, inverno 1660. Il giovane medico Simon Fronwieser viene chiamato alla chiesa di San Lorenzo per soccorrere il parroco, colto da un malore. Al suo arrivo, però, il sacerdote è già morto. Alcune circostanze sospette convincono Simon a chiamare l’amico e boia Kuisl, che intuisce immediatamente che la morte è stata causata da un veleno. Si apre così per i due investigatori improvvisati un nuovo caso da risolvere. Compiute le prime indagini, Kuisl – aiutato dalla figlia Magdalena, da Simon e dalla sorella del parroco defunto, Benedikta – capisce che il prete era sulle tracce di un famoso tesoro che, dopo lo scioglimento dell’ordine dei Templari, era stato nascosto lì in Baviera. Purtroppo, Kuisl non è il solo a dargli la caccia: una confraternita di domenicani disposti a tutto gli sta alle calcagna. Mentre Simon e Benedikta risolvono enigmi su enigmi e scoprono che il tesoro dei Templari si trova nella cappella di San Giovanni, nel monastero di SteingadenKuisl deve abbandonare le indagini per occuparsi della figlia Magdalena, rapita e rinchiusa in una torre dai monaci, e per sgominare una banda di briganti che sta assalendo i villaggi della zona, portando ovunque terrore e malattie. E mentre i nostri scoprono che nello scrigno del tesoro non sono contenuti né oro né gioielli, ma un pezzo della vera croce di Cristo, un misterioso incendio divampa nel monastero: Kuisl, Simon e Magdalena riescono a mettersi in salvo, ma di Benedikta – che il boia ha scoperto essere un brigante sotto mentite spoglie – non c’è nessuna traccia. Dopo l’enorme successo de La figlia del boia, Oliver Pötzsch prosegue la saga storica di Kuisl e mette in scena un thriller storico ricco di colpi di scena, impreziosito da uno stile avvincente e una trama perfetta, che non affronta soltanto il topos classico della ricerca del tesoro dei Templari, ma riflette anche con intelligenza e originalità sul fanatismo e l’avidità di alcuni rami della Chiesa.

JULIAN FELLOWES - DOWNTON ABBEY
Neri Pozza - È il 15 aprile 1912 quando il Titanic affonda e più di 1500 persone perdono la vita. La notizia della tragedia fa il giro del mondo. Quando arriva tra le verdi campagne dello Yorkshire, in Inghilterra, nella tenuta di Downton Abbey, il Conte e la Contessa di Grantham appaiono più sconvolti e turbati di chiunque altro. Lo stesso destino che non ha concesso loro un figlio maschio, ma soltanto tre femmine (Mary, Edith e Sybill), gli ha appena strappato anche il legittimo erede della loro proprietà, Patrick Crawley, morto a bordo del transatlantico. Ora il nuovo beneficiario è Matthew, cugino di terzo grado della famiglia, un uomo «inopportuno», «scandaloso», che, contrariamente a tutti i Crawley, lavora per vivere. Inizia così la serie più seguita e premiata della tv britannica, ideata e scritta da Julian Fellowes, già vincitore di un Oscar per la sceneggiatura del film Gosford Park, diretto da Robert Altman. In questo libro l’autore raccoglie non soltanto il copione della sceneggiatura originale, ma aggiunge svariati aneddoti sul lavoro di studio sui personaggi; curiosità sulla scelta delle ambientazioni; spiegazioni che, per la prima volta, svelano al lettore la verità riguardo agli episodi tagliati dalla produzione. Si spiega, ad esempio, come mai fu scelto proprio Highclere Castle come ambientazione; come facevano, durante le riprese, i vari personaggi a spostarsi così rapidamente lungo le stanze del castello; oppure perché le cucine vennero ricostruite negli studi londinesi di Ealing. Downton Abbey è un’opera «talmente ben fatta che non è necessario aggiungere nessuna battuta, ma soltanto leggerla a voce alta» per immergersi, grazie alla forza dei dialoghi e a una serie di perfetti colpi di scena, nella vita di una famiglia aristocratica di inizio Novecento, e scoprirne i crucci e le insoddisfazioni, la noia e le gelosie, i rapporti con i domestici e gli amori più inconfessabili, e godere dell’elegante ritratto di un’epoca che ha cambiato il nostro mondo per sempre.
DAL CREATORE DI DOWNTON ABBEY, JULIAN FELLOWES, L’UOMO CHE L’HA IDEATA, SCRITTA E REALIZZATA, LA SCENEGGIATURA ORIGINARIA DELLA SERIE. UN LIBRO CHE SI LEGGE COME IL PIÙ AVVINCENTE DEI ROMANZI STORICI.

EDWARD ST AUBYN - LIETO FINE
Neri Pozza - pag. 270 - € 16 - Cos’altro può capitare a Patrick Melrose, dopo un’infanzia con un padre violento e una madre alcolista; un’adolescenza tra droghe e party lussuosi; e una maturità segnata dal ritorno nella tenuta di famiglia e dall’infelice matrimonio con Mary? Quando anche sua madre Eleonor muore, Patrick sogna di lasciarsi alle spalle il disgusto verso la propria famiglia e quella vita troppo sregolata. Al funerale, però, mentre la bara della madre entra nella navata e i parenti gli presentano le condoglianze, riceve la notizia che sua madre non l’ha diseredato, come avrebbe voluto suo padre, ma gli ha lasciato in eredità ben due milioni di sterline. Perché quel lascito? E se non fosse un regalo, bensì un’ammissione di colpevolezza? Separato in casa con la moglie Mary e tentato da Becky, una ventenne «bella, disponibile e mentalmente disturbata», Patrick si rifugia nel silenzio del lutto e, per la prima volta, riflette a mente lucida sugli eventi che lo hanno portato a diventare la persona che è. Sprofondando di nuovo nel corridoio di un’infanzia raccapricciante e parlando con filosofi e strizzacervelli, con ex amanti e servitori, Patrick non può smettere di domandarsi perché sua madre non sia mai intervenuta per fermare le violenze del marito su di lui. E solo quando entra in possesso di alcune vecchie lettere, intuisce la raccapricciante evidenza: sua madre Eleonor, che lui aveva sempre considerato la seconda vittima di un marito dispotico, era a conoscenza di tutto. E lui, in tutti quegli anni, è stato solo «un giocattolo nella masochistica relazione tra i suoi genitori». Con la stessa profonda indagine psicologica dei libri precedenti, Edward St Aubyn – paragonato dalla critica britannica e statunitense a Evelyn Waugh e Oscar Wilde per la sferzante descrizione dell’upper class inglese e a Martin Amis, per il nichilismo – conclude uno dei cicli narrativi contemporanei più belli degli ultimi anni, con un romanzo elegante e spietato che, raccontando la storia di una famiglia, riesce a illuminare i luoghi più bui e inquietanti dell’animo umano. 
L’episodio conclusivo dei Melrose: una saga che ha appassionato centinaia di migliaia di lettori.

VOI, QUALE PREFERITE?

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Compresi che l'ordine, a lungo andare, si ristabilisce da solo intorno alle cose (Raymond Radiguet)

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