Matthew Thomas al Festival Letterature di Roma
Verso la fine degli anni Trenta, i genitori di Eileen Tumulty lasciano
l’Irlanda e approdano nel Woodside, il quartiere operaio del Queens, a
New York. La piccola Eileen viene al mondo quando Mike Tumulty, suo
padre, ha già messo solide radici in terra d’America diventando Big
Mike, il re del Doherty’s Bar dalle spalle larghe e dal pugno grande
quanto la testa di un neonato, il gigante irlandese attorno al quale gli
avventori del Woodside si riuniscono come se andassero dal prete. Big
Mike proviene da una famiglia con dodici figli, ma Eileen trascorre la
sua infanzia senza fratelli né sorelle, in un palazzo di quattro piani
incastonato tra le case serrate lungo una sopraelevata. Tre sere a
settimana, suo padre smette i panni dell’operaio e indossa quelli del
barista e, da Doeherty’s e in altri locali, spilla birra con smaccata
cadenza irlandese, come un attore in tournée. Commessa in una
pasticceria sulla Quarantaduesima, sua madre rientra spesso tardi la
sera. Una volta a casa, allunga il corpo alto e magro sul divano, con un
immancabile bicchiere di scotch in una mano e una sigaretta
nell’altra. Eileen sogna così per anni quello che non ha: caminetti in
cui arde un fuoco accogliente, mobili rivestiti di stoffa simile a seta,
come quelli che si vedono nelle vetrine della Quinta Avenue,
appartamenti affacciati su splendidi giardini, che custodiscono mondi e
famiglie perfette, simili a quelle sbirciate un giorno davanti al
grande prato di Jackson HeightsNegli anni Sessanta, giovane donna
attraente, incontra Ed Leary, e sente per la prima volta il cuore
avviarsi di colpo, come un motore in un pomeriggio d’inverno. Ed Leary è
ordinato e magro, con i lineamenti ben definiti, e quando sorride gli
spuntano delle rughe che gli danno una solennità seducente. Inoltre è
uno scienziato, un esperto del cervello. Sposarlo significa per Eileen
avviarsi sulla strada della realizzazione dei suoi sogni. I sogni, però,
si sa, spesso non sono che chimere. Col trascorrere del tempo,
l’eccentrica abitudine di Ed di rinunciare ai più piccoli piaceri in
nome di un’esistenza interamente dedita agli studi, si mostra come una
fissazione assurda, un’ossessione che lo spinge a rinunciare a un lavoro
ben remunerato e a isolarsi dal mondo. Fino al giorno in cui ciò che ne
è oscuramente all’origine si svela in tutta la sua crudeltà, al punto
di fare di Ed un uomo non più in grado di essere se stesso. Romanzo di
grande successo al suo apparire negli Stati Uniti, celebrato dal New
York Times e dal Guardian come libro dell’anno, Non siamo più noi stessi
è una di quelle rare opere in cui la vita vera, coi suoi sogni e le sue
disillusioni, i suoi trionfi e le sue cadute, i suoi «misteri della
mente e del cuore» (Joshua Ferris), irrompe nella letteratura.
Compresi che l'ordine, a lungo andare, si ristabilisce da solo intorno alle cose (Raymond Radiguet)
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