In uscita il 5 aprile
DAVIDE MOSCA
IL PROFANATORE DI
BIBLIOTECHE PROIBITE
Newton Compton - thriller - pag. 320 - € 9,90
Un thriller di cui vi ho già parlato QUI.
Un estratto dal
libro:
«Cosa
accadde davvero quel fatidico ventuno aprile del 753 a.C.? La risposta ha
ossessionato lei e migliaia di altri che l’hanno preceduta. Perché lei non
crede che si tratti soltanto di una leggenda; lei crede davvero che qualcuno
fondò Roma in un certo giorno a metà dell’ottavo secolo avanti Cristo. Non è
così?».
Lazzari
distolse lo sguardo. Al di là della vetrina un vecchio con un cappello di carta
in testa e una sdrucita tuta bianca tempestata di gocce colorate verniciava
alcune assi. Le pennellate avevano un ritmo costante: rassicuravano,
raccontavano di un mondo solido, stagioni che si avvicendavano, alberi e legno.
«Sì, lo credo».
«Anche
le persone che rappresento lo credono».
La
voce di Lazzari risuonò assente. «Chi sono?»
«Domanda
non funzionale».
«Ah
sì?».
Il
Colonnello sollevò l’indice. «Le persone che rappresento hanno una precisa
caratteristica: realizzano sempre i propri sogni. E lei – chi è lei, questo
avrebbe dovuto domandarsi – e lei è la persona adatta al nostro scopo».
Lazzari
scoppiò a ridere, una risata di gola, cattiva e disturbante. «Io adatto a uno
scopo? Mi stia bene a sentire…», disse, ma si bloccò. «Ho sentito abbastanza.
Ora me ne andrò e chiuderò il negozio. Perciò la prego di uscire. Non abbiamo
altro da dirci».
«Il
vero nome di Roma non è Roma, come lei sa bene», lo interruppe il Colonnello.
«Uno dei più strabilianti segreti della storia riguarda quello che possiamo
chiamare il primo giorno dell’Urbe.
Le
persone che rappresento desiderano venire a conoscenza di questo segreto ed
entrare in possesso di una prova della fondazione di Roma».
«Se queste persone
desiderano mantenere immacolato il primato di cui si vantano, gli dica di
scegliersi un altro sogno. Questo è irrealizzabile».
ALCUNI DATI STORICI SU CUI
È FONDATO IL ROMANZO
Il vero nome di Roma
Roma non si chiama Roma. Tutte le fonti antiche
sono concordi nel ritenere che la città avesse un nome segreto, il vero nome,
che non poteva essere né pronunciato né tanto meno rivelato. Un nome che
nessuno ha mai osato mettere per iscritto.
Per gli antichi conoscere il nome di una
persona o di un ente significava poterlo dominare. In Egitto, ad esempio, Iside
divenne la regina degli dei scoprendo il nome segreto di Ra. Secondo la
Qabbalah ebraica la conoscenza dei nomi segreti di Jahvé conferisce potere sulle
cose e sugli esseri. Ogni essere, infatti, possiede un nome vero, un nome che
precede la confusione degli idiomi. Adamo, prima della caduta, chiamava per
nome gli animali, esercitando così il dominio su di essi. Gli esempi potrebbero
moltiplicarsi. Ciò che conta è che se il nome vero di Roma fosse rimasto
segreto, l’Urbe non sarebbe mai crollata.
Su questo nome vegliava Angerona, la dea latina
che invitava al silenzio. La sua festa si celebrava il ventuno dicembre presso
il sacello sul Palatino. Il simulacro della dea, depositaria del segreto sul
nome autentico di Roma, era rappresentato con la bocca fasciata e con un dito
sulle labbra, a suggellare il silenzio e imporlo. Secondo l’oroscopo
commissionato dallo studioso latino Varrone al celebre astronomo Lucio
Tarunzio, Romolo fu concepito proprio il ventuno Dicembre.
La custodia del vero nome di Roma fu affidata a
una confraternita segreta, una ristretta cerchia di potenti e dotti che si
tramandò il mistero fin dalla fondazione. Non è da escludere che il segreto sia
stato tramandato oralmente fino a oggi. A questo segreto si sono interessati
nel corso dei secoli alcune delle più grandi menti dell’umanità, come Poliziano
e Goethe.
Tra le tante ipotesi sul nome segreto, due in
particolare hanno riscosso il favore degli antichi e l’attenzione degli
studiosi moderni.
Il nome Roma – che secondo alcune
interpretazione linguistiche è connesso al termine ruma, mammella – esprimerebbe un’idea di doppio e conterrebbe in
esso il nome segreto: indicherebbe infatti i genitori divini dei gemelli, ossia
Venere e Marte. Leggendo il nome da destra, Roma, si farebbe riferimento a
Romolo, che è figlio di Marte; leggendolo invece da sinistra, Amor, si ci
riferirebbe a Venere, che secondo un racconto antico è la madre di Enea, avo
dei gemelli, mentre secondo altre ricostruzioni è la dea che si nasconderebbe dietro Rea
Silvia, la madre di Remo e Romolo.
L’imperatore Adriano fece costruire un tempio dedicato congiuntamente a
Venere e Roma.
ROMA
O M
M O
AMOR
Questo disegno è stato ritrovato su un muro di
una casa di Pompei.
Secondo un’altra ipotesi,
il vero nome di Roma sarebbe quello dell’altro gemello, ossia Remoria. Come
Roma deriverebbe da Romolo, così Remoria arriverebbe da Remo. Nella leggenda,
infatti, si adombra il sospetto che fu Remo a fondare la città.
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