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sabato 25 marzo 2017

Il bosco maledetto di Ruth Rendell


La nuova indagine dell'ispettore capo Wexford diventa sempre più complessa. Un cane di tartufi fa un macabro ritrovamento. Si tratta di una mano scarnificata. È stata recisa al suo possessore. Trovare il resto del cadavere aiuta ad avviare l'indagine. Un mucchio di ossa e un teschio avvolti in un lenzuolo di cotone viola non sono molto, ma offrono svariate ipotesi e sono comunque un punto di partenza.

I primi rilievi della polizia fanno risalire l'efferato crimine con conseguente occultamento del cadavere a dieci anni prima. È un cold case. È necessario rispolverare l'archivio degli scomparsi e dare un nome a quei resti. Questo è soltanto l'inizio, poiché l'obiettivo dell'ispettore capo Wexford è rendere giustizia a quei poveri resti.

Cercare tra le persona scomparse è come cercare un ago in un pagliaio. Non ci si rende mai conto fino in fondo di quante persone scompaiano e con quanta facilità i loro casi vengano archiviati come allontanamenti volontari pur di interrompere le ricerche.

È difficile cercare di dare un nome a quei poveri resti, ma la situazione è destinata complicarsi ulteriormente quando nello stesso bosco maledetto viene ritrovato un altro cadavere.

I due casi sembrano collegati da alcune coincidenze, non soltanto geografiche.
Per Wexford dare la caccia al colpevole diventa una priorità assoluta. Chi l'ha fatta franca due volte non può e non deve restare impunito per sempre.

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