Nell Dunn
È la vita, Joy
Bittersweet riscopre il romanzo cult della Swinging London.
I sogni di una ragazza madre tutta rossetto fucsia,
minigonna e canzoni anni ‘60
«Un romanzo crudo, schietto, selvaggio, adorabile»
Morning Telegraph
Un personaggio femminile che ancora oggi
commuove per la sua tormentata modernità
Esce il 10 settembre per Sonzogno nella collana Bittersweet diretta da Irene Bignardi (€15.00, pp. 128; postfazione di Mariarosa Mancuso; traduzione di Marinella Magrì) È la vita, Joy di Nell Dunn.
Pubblicato in Inghilterra nel 1967, il libro all’epoca fece molto
clamore. Da questo romanzo, nello stesso anno, Ken Loach ha tratto il
film Poor Cow con Carol White e Terence Stamp.
La scheda
Londra,
anni Sessanta. Joy, detta Fiorellino, porta una finta coda di cavallo
bionda, ha gambe magre su scarpe di camoscio dai tacchi alti, il corpo
esile, i seni grossi. Non esce di casa senza le sue ciglia finte e i
riccioli alla Cleopatra sistemati dietro le orecchie.
A vederla
passeggiare per strada guardando le vetrine, scherzando con le amiche,
facendo battute sugli uomini, non si direbbe che la sua è una vita di
stenti, costellata di guai. Si è sposata presto, Joy, con un rapinatore,
attratta dall’avventura e dai soldi facili. Invece i soldi un giorno ci
sono e quello dopo no. E quando suo marito finisce in prigione lei,
rimasta incinta del piccolo Jonny, è costretta a crescerlo da sola.
Eppure Joy non si arrende, anche perché a ventidue anni è ancora troppo
giovane per rinunciare all’amore. Allora arriva Dave, di nuovo un poco
di buono, così più affettuoso e divertente del marito da farla sentire
una regina anche quando se ne stanno soli tra quattro mura a fumare,
suonare la chitarra o ascoltare le hit preferite alla radio. D’altra
parte, poco importa che sia Dave il vero amore: quando le cose si
mettono male anche per lui, povero cristo, ancora una volta Joy non
intende rassegnarsi. E ora, più di prima, dovrà imparare ad arrangiarsi
da sola, tra lavoretti precari, storie di una notte, sogni a occhi
aperti, scelte difficili, ma anche la forza e la testardaggine di
imparare.
L’autrice
Nell Dunn (Londra 1936) divenne celebre con i racconti di Up the Junction (1963) e questo romanzo (1967), entrambi adattati per il grande schermo.
Dalla postfazione di Mariarosa Mancuso: «Con
grande bravura, per nulla esibita, Nell Dunn ha un tono per le lettere e
uno per i monologhi. Con sapienza e senza retorica affronta le molte
scene d’amor materno, Joy e Jonny sono complici, dormono appiccicati,
giocano sdraiati sulla moquette, «come aveva visto fare nelle
pubblicità». Non capita mai che la scrittrice rubi spazio alla
protagonista.»
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