Novità editoriali dei prossimi mesi ...
Eshkol Nevo - Neuland
Neri Pozza - romanzo - pag. 304 - € 17
Dai giorni del corso come
osservatore nell’esercito di Israele, gli occhi di Dori sono sempre in
cerca di minacce potenziali: cecchini sui tetti, movimenti sospetti fra i
vicoli, una tenda spostata, uno scintillio che rivela che qualcuno ti
sta osservando col binocolo. Un’attività inutile, ma cosí radicata che
il timore di pericoli alberga ormai stabilmente nella sua mente. Roni,
ad esempio, è la prima donna alla quale Dori ha permesso di toccare il
suo amaro nocciolo di solitudine, la prima donna di cui si è fidato,
sino al punto da appoggiarsi e assuefarsi totalmente a lei. Tuttavia
Dori è convinto che, camminando col suo passo svelto, un giorno lei non
si fermerà piú e lo lascerà. E allora per evitarlo, Dori ha deciso di
essere lui ad andarsene. Suo padre, Meni
Peleg, eroe della guerra del Kippur, uomo riflessivo, equilibrato, uno
dei piú quotati consulenti finanziari in Israele, dopo la morte
dell’amata moglie è scomparso da qualche parte in Sudamerica. Per
scacciare i propri spettri privati, Dori parte alla sua ricerca. Inbar
ha la stessa età di Dori, non piú giovane come le giovani, né avanti
negli anni come quelle avanti negli anni. Una via di mezzo. Esattamente
come Dori. È bella, ha un’abbronzatura sana, un corpo florido e dei
capelli castani disordinati con studiata monelleria. Anche Inbar è in
fuga dai suoi fantasmi privati e dalle persone in carne e ossa cui è
attaccata la sua vita in Israele. Sua madre, ad esempio, che vive nel
ricordo struggente del figlio prediletto, Yoavi, morto suicida durante
il servizio militare senza lasciare una lettera, una nota che spiegasse
il gesto. Oppure Eitan, l’uomo che la spinge a una maternità che lei non
può sopportare.
Dori e Inbar si incontrano e
si amano in Sudamerica. E in Argentina, là dove alla fine
dell’Ottocento il Barone Hirsch comprò molte terre,convinto che fosse il
posto migliore dove creare un focolare nazionale per gli ebrei, là dove
persino Herzl accarezzò l’idea del nuovo stato di Israele, indeciso
com’era tra Eretz Isruel e l’America del sud, si imbattono insieme in
Meni Peleg. Grandi occhi blu e poncho celeste, barba lunga ma non
troppo, pomo d’Adamo sporgente, esattamente come quello di Dori, Meni
Peleg ha fondato in quelle terre Neuland, uno «stato ombra» in miniatura
che rammenti allo stato d’Israele cosa avrebbe dovuto essere e cosa
potrebbe essere, una comunità perché non vada perduta la millenaria
speranza degli ebrei di essere un popolo libero.
Romanzo che al suo apparire in patria è stato salutato come un autentico punto di svolta nella letteratura israeliana contemporanea, come un accorato appello al cambiamento di Israele, Neuland riesce nel compito proprio della vera letteratura: mostrare la crisi di un’epoca e di una nazione nell’avvincente narrazione di una storia d’amore.
Romanzo che al suo apparire in patria è stato salutato come un autentico punto di svolta nella letteratura israeliana contemporanea, come un accorato appello al cambiamento di Israele, Neuland riesce nel compito proprio della vera letteratura: mostrare la crisi di un’epoca e di una nazione nell’avvincente narrazione di una storia d’amore.
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Ito Ogawa - La cena degli addii
Neri Pozza - romanzo - pag. 272 - € 16,50 Una nonna precipita nell’oblio della vecchiaia cancellando dalla memoria dapprima la figlia e poi la nipote, e chiudendosi nel castello inattaccabile di chi si approssima alla fine. Niente sembrerebbe destarla alla vita, né il cibo né le premure dei familiari. Un giorno, però, la nipote le porta una granita gelata, un piccolo gustoso monte Fuji identico a quello assaporato qualche anno prima a un chiosco non lontano da casa, e allora la nonna ritrova un guizzo di gioia e vitalità. Una donna gravemente ammalata decide di dedicare i suoi ultimi giorni a insegnare alla sua bambina come preparare un buon misoshiru, la zuppa di miso, la pasta di soia fermentata servita in una ciotola di brodo denso. Ha promesso al marito di preparargli ogni giorno l’adorato piatto e non vuole che, dopo il suo congedo dal mondo, un’altra donna, estranea alla famiglia, assolva quel compito.
Una coppia alla vigilia della separazione si reca nella penisola di Noto per un’ultima cena. Il tipico aroma speziato dei funghi matsutake, il sashimi di cernia macerata con alga konbu e un bel po’ di sake fanno dileguare per un istante rimpianti e tristezza dell’addio.Due gay progettano un doppio suicidio a Parigi e trovano la modalità giusta per porre fine alla loro esistenza davanti a ostriche crude con composta di pesche e mousse di pesce affumicato, scampi alla brace con spuma al profumo d’arancia, zuppa di granchio fredda con sorbetto di pomodorini ciliegia e altre prelibatezze…
I personaggi del nuovo libro di Ito Ogawa celebrano quasi tutti degli addii – il congedo dal mondo, dagli affetti più intensi, da un lungo rapporto d’amore, dai luoghi più cari – in compagnia di un cibo. Per un breve fugace momento, il cibo – una cena nel ristorante preferito, la zuppa di miso, i funghi matsutake, una granita gelata – lenisce la crudeltà dell’addio e restituisce il piacere della vita e le gioie del palato.
Ito Ogawa scivola con grazia, poesia e umorismo tra le vite dei suoi personaggi e mostra come nella civiltà giapponese il culto della buona cucina attraversi ogni fase dell’esistenza, come un rito imprescindibile. L’accurata preparazione di un piatto, l’arte di deliziare il palato con una grande ricetta sono qualcosa di più di un sofisticato modo di provvedere al nutrimento: sono gesti che incidono talmente nelle emozioni e nel sentimento, da rendere persino gli addii indimenticabili.
Il nuovo libro dell’autrice del Ristorante dell’amore ritrovato
Premio Bancarella della Cucina 2011.
Sentimenti e leccornie, struggenti addii e delizie del palato nel nuovo libro dell’autrice del Ristorante dell’amore ritrovato.
Premio Bancarella della Cucina 2011.
Sentimenti e leccornie, struggenti addii e delizie del palato nel nuovo libro dell’autrice del Ristorante dell’amore ritrovato.
Nata nel 1973, Ito Ogawa è una nota scrittrice giapponese di canzoni e di libri illustrati per ragazzi. Con Il ristorante dell’amore ritrovato,
il suo romanzo d’esordio, ha ottenuto un grande successo di critica e
pubblico, con centinaia di migliaia di copie vendute. Il romanzo si è
aggiudicato il Premio Bancarella della Cucina 2011 e la versione
cinematografica è uscita sugli schermi giapponesi nel 2010. Sul suo
seguitissimo sito web (solo in giapponese), propone ogni giorno
originali ricette di cucina.
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Alka Saraogi - Shining India
Neri Pozza - romanzo - pag. 224 - € 16,50
K.V. Shankar Aiyar è un manager di successo. Ha
sessant’anni, appartiene alla casta dei brahmani, ovvero la più alta
della società indiana, e cavalca l’onda vigorosa della crescita
economica del Paese. Per temperamento non tollera ostacoli di sorta nel
suo cammino, consapevole com’è di possedere una lingua affilata in grado
di confutare qualsiasi opinione altrui.
Gurucharan Ray è un suo collega cinquantenne, che K.V. considera come un suo discepolo nell’arte di arricchirsi nella nuova India. In realtà i pensieri di Gurucharan sono molto distanti dalla generale euforia innescata da un pil in vertiginosa crescita. Spedito in missione dall’azienda in una remota regione, un giorno Gurucharan scompare. Unica sua traccia, i suoi diari che K.V. si vede recapitare. Pagine in cui Gurucharan esprime un profondo disagio dinanzi alla distanza, che si fa sempre più grande, tra chi detiene il potere e chi lo subisce in India. Pagine che, tuttavia, appaiono agli occhi di K.V. nient’altro che il frutto del patetico sentimentalismo di un uomo incapace di cogliere la bellezza del mondo moderno. Bhatta, un giovane uomo che ha cambiato mille lavori e che, tornato a Calcutta, ha fatto incassare in un solo giorno cinquanta crore di rupie al Department Store per cui lavora, è sempre stato un ragazzo inquieto e tormentato attratto da Gurucharan. Per lui Gurucharan ha sempre rappresentato una possibilità di salvezza dalla schiavitù del lavoro e del benessere a tutti i costi. Un giorno Bhatta viene a sapere della morte improvvisa di Gurucharan; si reca nella regione in cui l’amico si era ritirato ed entrando in possesso dei suoi diari scopre l’intenzione di fondare un grande villaggio utopico nella Valle dei Fiori, nei pressi di Hemkund, il sacro lago sikh, e di Badrinath, il santuario induista dedicato a Vishnu. Un progetto nel quale lui stesso avrebbe dovuto avere un ruolo. Ma il tempo ha mutato le cose: Bhatta è diventato il padrone di una galleria d’arte di successo. Un uomo di città, intervistato dai quotidiani e assediato dalla gente. Nel suo animo, il senso di una qualsivoglia redenzione si è affievolito fino quasi a scomparire. Adesso, di fronte a sé, vede soltanto i fulgidi bagliori della Shining India, la grande nazione degli imprenditori e dei loro sogni global, degli intermediari che sognano di continuare a guadagnare la loro parte sulle fatiche altrui, dei politici che sognano di aprire un conto in una banca svizzera, dei funzionari che sognano di spendere i proventi delle bustarelle in un centro commerciale insieme alla famiglia, dei villaggi che sognano di diventare città, delle città metropoli, delle metropoli megalopoli. L’India dei sogni sorti sul cimitero del mondo antico.
Gurucharan Ray è un suo collega cinquantenne, che K.V. considera come un suo discepolo nell’arte di arricchirsi nella nuova India. In realtà i pensieri di Gurucharan sono molto distanti dalla generale euforia innescata da un pil in vertiginosa crescita. Spedito in missione dall’azienda in una remota regione, un giorno Gurucharan scompare. Unica sua traccia, i suoi diari che K.V. si vede recapitare. Pagine in cui Gurucharan esprime un profondo disagio dinanzi alla distanza, che si fa sempre più grande, tra chi detiene il potere e chi lo subisce in India. Pagine che, tuttavia, appaiono agli occhi di K.V. nient’altro che il frutto del patetico sentimentalismo di un uomo incapace di cogliere la bellezza del mondo moderno. Bhatta, un giovane uomo che ha cambiato mille lavori e che, tornato a Calcutta, ha fatto incassare in un solo giorno cinquanta crore di rupie al Department Store per cui lavora, è sempre stato un ragazzo inquieto e tormentato attratto da Gurucharan. Per lui Gurucharan ha sempre rappresentato una possibilità di salvezza dalla schiavitù del lavoro e del benessere a tutti i costi. Un giorno Bhatta viene a sapere della morte improvvisa di Gurucharan; si reca nella regione in cui l’amico si era ritirato ed entrando in possesso dei suoi diari scopre l’intenzione di fondare un grande villaggio utopico nella Valle dei Fiori, nei pressi di Hemkund, il sacro lago sikh, e di Badrinath, il santuario induista dedicato a Vishnu. Un progetto nel quale lui stesso avrebbe dovuto avere un ruolo. Ma il tempo ha mutato le cose: Bhatta è diventato il padrone di una galleria d’arte di successo. Un uomo di città, intervistato dai quotidiani e assediato dalla gente. Nel suo animo, il senso di una qualsivoglia redenzione si è affievolito fino quasi a scomparire. Adesso, di fronte a sé, vede soltanto i fulgidi bagliori della Shining India, la grande nazione degli imprenditori e dei loro sogni global, degli intermediari che sognano di continuare a guadagnare la loro parte sulle fatiche altrui, dei politici che sognano di aprire un conto in una banca svizzera, dei funzionari che sognano di spendere i proventi delle bustarelle in un centro commerciale insieme alla famiglia, dei villaggi che sognano di diventare città, delle città metropoli, delle metropoli megalopoli. L’India dei sogni sorti sul cimitero del mondo antico.
Dall’autrice di Bypass al cuore di Calcutta,
il potente ritratto di un grande Paese in cui il culto del denaro
confligge inevitabilmente con la sua millenaria tradizione spirituale.
Alka Saraogi
è nata il 17 novembre 1960 a Calcutta e scrive in hindi. Appartiene
alla comunità Marvari. È autrice di due raccolte di racconti: Kahani ki Talash men (Alla ricerca del racconto, 1996), Dusri Kahanì (Un altro racconto, Delhi, 2000); e di due romanzi: Kali-katha: vaya baipas (1998) e Shesh Kadanbri (2001). Kali-katha: vaya baipas è stato un caso letterario in India ed è apparso con grande successo in Italia col titolo Bypass al cuore di Calcutta. Presso Neri Pozza è uscito anche La storia di Ruby Di.
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Simon Mawer
La ragazza che cadde dal cielo
Neri Pozza - romanzo - pag. 320 - € 17
Londra, anni Quaranta. Il mondo è in guerra e può
capitare che una bella ragazza diciannovenne si ritrovi a colloquio, in
un appartamento squallido e quasi vuoto di un ex albergo di
Northumberland Avenue, con un fantomatico signor Potter appartenente
all’altrettanto fantomatico Inter Services Research Bureau. La ragazza,
tailleur grigio e camicetta bianca, si chiama Marian Sutro, di padre
inglese e madre francese. Fino a qualche tempo fa viveva sulle dolci
sponde del lago di Ginevra, città dove il padre era un diplomatico della
Società delle Nazioni, l’organizzazione sovranazionale travolta dalla
guerra. Il signor Potter è un uomo dall’aspetto comune, con giacca di
tweed e panciotto, come si conviene a un membro dell’intelligence
britannica. Il suo compito è reclutare agenti da spedire nel sud della
Francia occupata dalle truppe tedesche, agenti naturalmente capaci di
parlare francese senza inflessione straniera.
Giovane
donna che non è mai stata in un albergo e neppure in un bar da sola,
Marian crede di essere arruolata per la sua perfetta padronanza del
francese e per la missione illustrata dalla voce querula e i modi
garbati di Potter: fare da corriere, nella vasta area che va da Limoges a
Tolosa, per conto di un certo César, che avrebbe il compito di istruire
i partigiani sull’uso delle armi e le tecniche di sabotaggio. In realtà
la sua vera missione, ignota allo stesso Potter, è un’altra e riguarda
un fisico del Collège de France: Clément Pelletier. Laureato
all’École Normale Supérieure, dove già sembrava un allievo prediletto
dal Cielo, destinato a diventare un secondo Louis de Broglie, Clément
Pelletier non ha mai lasciato la Francia dopo l’occupazione nazista,
come invece hanno fatto molti suoi illustri colleghi. Amico fraterno di
Ned Sutro, fratello di Marian, fisico che, prima dello scoppio del
conflitto, era anche lui al Collège del France, Clément non è stato
invaghito soltanto del suo paese, al punto da non poterlo abbandonare
nemmeno quando Hitler ha fatto la sua comparsa all’Arc de Triomphe, ma
anche di Marian. Venticinquenne, ha spedito alla sedicenne sorella di
Ned numerose, infuocate lettere d’amore che hanno fatto sobbalzare il
cuore a più di una suora nel collegio svizzero dove provvedevano
all’educazione della ragazza. L’intelligence britannica ha deciso di
utilizzare i servigi di Marian al solo scopo di mettere le mani sul
progetto a cui Clément Pelletier sta lavorando al Collège de France: la
costruzione di un ordigno capace di capovolgere le sorti della guerra.
Simon Mawer
è nato in Inghilterra nel 1948. Ha vissuto a lungo a Cipro e a Malta.
Ora vive in Italia con la moglie e i due figli. È autore di altri otto
romanzi, tra i quali Mendel’s Dwarf, che ha concorso per il Booker Prize e The Fall, che ha vinto il Boardman Tasker Prize. La casa di vetro
è stato pubblicato da Neri Pozza ed è entrato nella rosa dei candidati
per il 2009 Man Booker Prize, il Walter Scott Prize for Historical
Fiction e il Wingate Prize. La ragazza che cadde dal cielo è uno dei romanzi presentati a “Books at Berlinale” per un possibile adattamento cinematografico.
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Suzanne Fagence Cooper
Effie Storia di uno scandalo
Neri Pozza - romanzo - pag. 320 - € 17
Effie Gray fu al centro del triangolo
sentimentale più scandaloso dell’Inghilterra vittoriana, che coinvolse
due giganti del mondo artistico dell’epoca. La splendida scozzese,
andata in sposa diciannovenne a John Ruskin, il più importante critico
d’arte di allora, per cinque anni rimase prigioniera di un matrimonio
mai consumato e senza amore.
Siddharta Deb - Belli e dannati
Quando Ruskin
invitò il suo protetto, il pittore pre-raffaellita John Everett Millais,
in vacanza con loro, Effie e Millais si innamorarono, e la passione
prorompente spinse la donna a compiere un gesto coraggioso per quei
tempi: incapace di sopportare oltre la situazione impossibile con il
marito, nel 1854 chiese l’annullamento del matrimonio. Andò poi in sposa
a John Millais, che in Effie e nelle sorelle e figlie di quest’ultima
cercò l’ispirazione per alcune delle sue opere più riuscite e famose.
Dopo le nozze la donna ritrovò l’autostima e riaffermò la propria
reputazione ricevendo il bel mondo nel proprio salotto e occupandosi
dell’atelier del marito.La felicità assoluta, però, si ostinava a
sfuggirle, perché controversie e tragedie continuarono a perseguitarla.
Suzanne Fagence Cooper ha basato la sua opera sulla vasta corrispondenza e sui diari di Effie, documenti che ha potuto consultare in esclusiva. Questi scritti rivelano la realtà dietro la grande storia d’amore e permettono di interpretare secondo una prospettiva nuova il mondo artistico vittoriano. L’opera getta una luce singolare sulle carriere di Ruskin e Millais, ed Effie emerge come un’indomita e coraggiosa.
Suzanne Fagence Cooper ha basato la sua opera sulla vasta corrispondenza e sui diari di Effie, documenti che ha potuto consultare in esclusiva. Questi scritti rivelano la realtà dietro la grande storia d’amore e permettono di interpretare secondo una prospettiva nuova il mondo artistico vittoriano. L’opera getta una luce singolare sulle carriere di Ruskin e Millais, ed Effie emerge come un’indomita e coraggiosa.
Suzanne Fagence Cooper
ha trascorso 12 anni come curatrice e ricercatrice presso il Victoria
& Albert Museum di Londra, studiando le collezioni vittoriane e
l’arte pre-raffaellita e scrivendo diversi libri e saggi sull’argomento.
Grazie all’ottima conoscenza dell’arte vittoriana è apparsa in
numerosi programmi televisivi anglosassoni. Vive nello Yorkshire con il
marito e le due figlie.
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Neri Pozza - romanzo - pag. 272 - € 16
Dietro l’immagine della superpotenza economica in
ascesa, dietro i centri commerciali, i vestiti griffati, le automobili e
i ristoranti di lusso, c’è l’India vera: un paese sconfinato, segnato
da mille contraddizioni, un subcontinente in cui si alternano e
convivono ricchezza e miseria, violenza e pacifismo, progresso
intellettuale e arretratezza culturale. È il paese fotografato da
Siddhartha Deb – una delle voci più originali e autorevoli della nuova
letteratura indiana – in un libro impietoso e commovente, lucido e
poetico.
È il paese reale, l’India degli indiani, una galleria umana
brulicante di persone e figure: dai progettisti di software, ai
grossisti di sigari, dai braccianti dell’Andhra Pradesh agli addetti
dei call-center, dalla giovane cameriera che ha messo da parte una
doppia laurea in biochimica e in botanica per servire Coca-Cola ai
trafficanti d’armi che frequentano uno sfarzoso hotel nel centro di New
Delhi, ai nuovi ricchi, troppo avidi di denaro per poter credere davvero
nel progetto di una nuova India, dal magnate dei media proprietario di
riviste e scuole di management agli operai delle acciaierie.
Come Scott Fitzgerald per L’Età del Jazz americana, così Siddhartha Deb si fa narratore di un’epoca ingorda e affamata di ricchezza, raccontando con limpido disincanto i vizi della nuova classe dirigente indiana e l’incubo di chi si ritrova ai margini della frenetica caccia al benessere. È il ritratto di un grande paese che corre a folle velocità sul crinale – fin troppo sottile – che separa la via dello sviluppo da quella del fallimento.
Come Scott Fitzgerald per L’Età del Jazz americana, così Siddhartha Deb si fa narratore di un’epoca ingorda e affamata di ricchezza, raccontando con limpido disincanto i vizi della nuova classe dirigente indiana e l’incubo di chi si ritrova ai margini della frenetica caccia al benessere. È il ritratto di un grande paese che corre a folle velocità sul crinale – fin troppo sottile – che separa la via dello sviluppo da quella del fallimento.
Siddhartha Deb
è nato nel 1970 in una cittadina del nord-est dell’India. Dopo gli
studi a New Delhi si è trasferito negli Stati Uniti e ha completato la
sua istruzione alla Columbia University. Vive tuttora a New York, dove
insegna presso The New School. Autore di due romanzi, Belli e dannati è la sua prima opera di saggistica. Ha collaborato con il Boston Globe, The Guardian, The Nation, The New Statesman, Harper’s, London Review of Books e Times Literary Supplement.
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Neri Pozza - romanzo - pag. 432 - € 13,90
Portia ha soltanto sedici anni quando sua madre muore
improvvisamente e lei viene catapultata a Londra nella casa del
fratellastro Thomas e della sua algida moglie Anna, in una lussuosa
villa che si affaccia su Regent’s Park. Portia è nata dal tradimento.
Figlia di Irene e di Mr Quayne, legati da una relazione extraconiugale e
soltanto in seguito sposati in seconde nozze, Portia ha trascorso
un’infanzia lontano dall’Inghilterra, segnata dai continui spostamenti
attraverso l’Europa e dai soggiorni nelle squallide camere degli hotel
di bassa lega: un esilio forzato, lontano dalla società e dall’idea di
una casa.
Thomas e Anna non hanno figli e non sanno cosa farsene
della ragazzina: la sua ingenuità e la sua totale ignoranza delle
sofisticate convenzioni che regolano l’elegante società londinese sono
fastidiose e disarmanti. Anna arriva a considerare la ragazzina una
presenza sinistra nella propria casa, sempre affacciata alle finestre,
nascosta dietro le tende; Thomas prova a essere gentile ma la
sorellastra, ai suoi occhi, è la prova vivente del fallimento di suo
padre.
Thomas e Anna non hanno figli e non sanno cosa farsene
della ragazzina: la sua ingenuità e la sua totale ignoranza delle
sofisticate convenzioni che regolano l’elegante società londinese sono
fastidiose e disarmanti. Anna arriva a considerare la ragazzina una
presenza sinistra nella propria casa, sempre affacciata alle finestre,
nascosta dietro le tende; Thomas prova a essere gentile ma la
sorellastra, ai suoi occhi, è la prova vivente del fallimento di suo
padre.
La giovane e introversa sedicenne si trova così costretta a
fare presto i conti con una società crudele, costruita sulla bugia e
sull’arte della dissimulazione, per imparare a recitare il proprio ruolo
e per difendersi dalle persone che avrebbero dovuto proteggerla.
Inizierà allora a scrivere un diario alle cui pagine deciderà di
confidare, senza reticenza, i propri pensieri e i sentimenti più
reconditi. Pagine che l’aiuteranno a riflettere e ad acquisire
consapevolezza, ma che forse non riusciranno a salvarla. La morte del
cuore è un ritratto straordinariamente efficace dell’adolescenza, il
racconto di quanto crudeli possano rivelarsi gli adulti, con i più
piccoli e con se stessi, e allo stesso tempo la fotografia di una Londra
invernale e primonovecentesca, lo spaccato di una società fredda e
distante, impietosamente denudata in tutte le sue ipocrisie e false
verità.
Elizabeth Bowen è una delle più grandi scrittrici irlandesi, nata a Dublino nel 1899. Autrice di numerosi romanzi di successo, tra i quali La casa a Parigi (The House in Paris, 1935), Nel cuore del giorno (The Heat of the Day,
1949), ricevette la laurea honoris causa in letteratura dal Trinity
College di Dublino e dall’Università di Oxford, e nel 1948 fu insignita
dell’onorificenza britannica CBE - Commander in the Order of the British
Empire. È morta nel 1973.
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Carl Schmitt
- Un giurista davanti a se stesso
Neri Pozza - romanzo - pag. 320 - € 18
Chi è Carl Schmitt? Il giurista conservatore
divenuto teorico del nazismo, o il filosofo che ha pensato in modo nuovo
le categorie del politico? Il pensatore geniale che ha incrociato le
personalità più significative del suo tempo, da Benjamin a Heidegger, da
Taubes a Ernst Jünger, o il consigliere di stato opportunista, che ha
cercato di dare legittimità giuridica al nazismo? Il teorico convinto
del decisionismo o piuttosto, come lo definì Karl Löwith, un
occasionalista incerto e privo tanto di convinzioni che di scrupoli? I
testi e le interviste qui raccolti cercano di dare una risposta a queste
domande, proponendo una nuova immagine di una delle personalità più
discusse e attuali del pensiero politico-giuridico del XX secolo. Nel
teso contrappunto fra le maschere mitologiche che egli indossa nelle
interviste e i testi cruciali e più segreti del suo pensiero, compreso
quelli in cui egli è più vicino al nazionalsocialismo, Schmitt non
appare più come il teorico del decisionismo, che ha pensato la sovranità
come decisione sullo stato di eccezione e la politica come cesura fra
l’amico e il nemico, ma come una figura amletica e incerta, che,
nell’Europa stretta nella morsa del fascismo, cerca un impossibile varco
fra legalismo e stato di eccezione, diritto e violenza. Per questo egli
deve assumere la maschera di Benito Cereno, l’infelice capitano del
racconto di Melville, che si trova a dover fingere di comandare una
nave, il St. Dominick, che è caduta nelle mani degli schiavi in rivolta.
Questa nave è, secondo Schmitt, il diritto pubblico europeo, condannato
a una rovina che il giurista sa essere ineluttabile; ma è anche, la
nave Europa, ancor oggi lacerata fra uno stato di eccezione che è
diventato la regola e una rivoluzione mondiale che assume sempre più la
maschera della legalità.
Carl Schmitt (1888-1985)
è stato uno dei massimi esponenti del pensiero politico e giuridico del
XX secolo. Le sue opere, tra le quali Politische Theologie. Vier
Kapitel zur Lehre von der Souveränität, Ex captivitate salus, Der Nomos
der Erde im Völkerrecht des Jus Publicum Europaeum, hanno avuto una
profonda influenza sulleodierne ricerche filosofiche e politiche.
Quale titolo Neri Pozza vi ispira di più?
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