"Il male è squilibrio, un
buco nero che nasce dal nulla e attira stelle, pianeti, satelliti, mondi per
inghiottirli tra le spire di n gorgo buio come la pece." Uno dei
protagonisti è proprio il male, raccontato nelle sue molteplici sfumature.
Il titolo inquietante "È così che si uccide" è un invito alla
lettura. È ciò che si cerca in un thriller quando lo si legge e, gradualmente, ci
si appassiona, se il romanzo lo merita ed è questo il caso. Tanto avvincente e
coinvolgente ti impone di leggere finché l'indagine non è conclusa. Non si può
fare a meno di scoprire quale altra efferatezza compirà il misterioso serial
killer che spesso emerge nella scena, raccontandoci il suo punto di vista in
capitoli a lui dedicati.
Il personaggio di Enrico Mancini è il meglio che si può pretendere ad
un commissario incaricato per svolgere un'indagine particolarmente complicata. È
a lui che viene affidato il compito di creare una quadra. È lui il primo a
capire che c'è un triangolo della morte, dentro il quale avvengono omicidi tra
loro collegati.
Il personaggio di Enrico Mancini è il meglio che si può pretendere ad
un commissario incaricato di svolgere un'indagine. Roma è sempre
un'ambientazione suggestiva ed interessante.
"È così che si uccide" è un ottimo esordio, tutto italiano,
nel genere thriller. Bravo e competente nelle tecniche narrative per ottenere
la suspense, lo scrittore Mirko Zilahy sa raccontare una storia aumentandone
per gradi le aspettative, finché il filo della narrazione è così teso ed
intricato da rimanerne intrappolati. È un romanzo che giunge a conquistare i
lettori più esigenti del genere, perché presenta tecnicismi e descrive pratiche
da manuale con uno stile avvincente ed efficace.
In "È così che si uccide", ci si immerge nell'atmosfera perfetta per un
thriller.
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