“Forse
stava diventando l’incarnazione dei commissari descritti nei polizieschi in
circolazione: quasi tutti caffeinomani e cultori della buona tavola, robusti
bevitori se non alcolisti, incalliti fumatori, problematici con le donne, con
un passato torbido e via con la sagra degli stereotipi. Come se fare il
poliziotto comportasse di conseguenza anche le sopraccitate caratteristiche …
Ce
ne sarà uno che non pensa agli arancini, al whisky, che non ha amanti, che ha
avuto un’infanzia banalmente felice, che mangia regolare, che non fuma e ha una
moglie normale che lui adora, che diventa nonno e si sdilinquisce per i
nipotini e nonostante ciò ha le palle quadre e inchioda i criminali!” Ma lui è diverso, complesso, umano.
Il personaggio, nato dalla penna di
EMILIO MARTINI, ha tre interessanti passatempi, comuni anche ai suoi lettori:
leggere molto; scrivere racconti (che compaiono ogni tot capitoli e sono
ciliegine di autentica perfezione); e infine tormentarsi con vari pensieri e ne
ha davvero tantissimi. Dunque, è un uomo complicato il nostro Gigi Berté, ma è
anche tremendamente interessante, come personaggio letterario. E non gli
mancano nemmeno le donne e i sogni di gloria. Peccato che le prime facciano di
lui il “re delle complicazioni”. In DOPPIO DELITTO AL GRAND HOTEL MIRAMARE, l’amore
lo divide tra la Patty o la Marzia. Quale delle due sarà la sua donna? Quale delle
due lo merita davvero?
Berté è anche l’uomo che ha un odio
profondo per chi uccide e prova la rabbia degli ammazzati. Odia gli assassini. Soprattutto
quelli di donne. Davvero un bel personaggio!
Dove si svolge questa sua indagine che
coinvolge annche una vittima femminile? Esattamente qui: “Berté aveva alzato lo sguardo verso la vicina sagoma dell’hotel in cui
si era svolto l’omicidio. Molte volte aveva osservato la scritta azzurra che
riportava il nome dell’albergo sul tetto della facciata. Un nome banale. In ogni
località balneare si può trovare un Grand Hotel Miramare, ma non era affatto
banale ciò che vi era appena accaduto.”
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