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martedì 4 novembre 2014

Palla avvelenata di Rex Stout


A casa di Nero Wolfe, questa volta, “Sulla soglia c’era un essere umano di sesso femminile, di vent’anni o poco più, provvisto di due occhi fuori ordinanza, di un bel personale sano, di una valigia di pelle meravigliosamente lustra e di una cappelliera.

È una donna, in elegante abito color pesca, che resta misteriosa per poco e riesce a destare in Wolfe la sua proverbiale avversità per il genere femminile. Ovviamente, di tutt’altro avviso è Archie Goodwin, che ne resta all’istante sedotto, non solo dall’avvenenza, ma anche dal carattere deciso. Infatti, la donna misteriosa, che si rivela essere Priscilla Eads, ha le idee chiare su cosa pretende dagli inquilini della casa di arenaria sulla Trentacinquesima Ovest. 

Conosce a menadito la casa e sa in quale stanza alloggerà per una settimana. In lei è tutto mistero e seduzione, peccato che non vada a genio a Wolfe, che la mette alla porta e, quindi, il cuore infranto di Archie Goodwin può solo sognare la tenerezza di quel sentimento, che avrebbe potuto essere.

Perché Priscilla Eads voleva alloggiare in casa Wolfe e non in un albergo? Forse ha sentito parlare della cucina di Fritz Brenner, il cuoco svizzero francofono, di cui l’investigatore privato Nero Wolfe si pregia di essere il padrone? O forse è perché, se lei fosse rimasta, Archie Goodwin avrebbe avuto vita facile e sarebbe stato ricambiato dalla gentil donzella?


Non lo sapremo mai, perché qualcuno trama contro di lei. Infatti, prima viene trovata morta la sua domestica, poi la stessa Priscilla.

Per il misogino Nero Wolfe, le donne acquistano importanza solo da morte, poiché lui è un investigatore specializzato in omicidi.

Tra fantastiche orchidee, la verità viene alla luce, un petalo dopo l’altro, un indizio dopo l’altro, perché niente è impossibile per Nero Wolfe.


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