In occasione del
Festival Internazionale Scrittori&Giovani
ISHMAEL BEAH
discuterà di
Memorie di un soldato bambino
e
Domani sorgerà il sole
Mercoledì 26 Novembre - ore 10.00
Istituto d'istruzione superiore Enrico Fermi
via Montenero 15/b - Arona
Mercoledì 26 Novembre - ore 18.00
Libreria La Feltrinelli point
corso della Repubblica, 106 - Arona
interverrà
Angela Valsecchi
volontaria Emergency in Sierra Leone
DOMANI SORGERA' IL SOLE
- Imperi fu attaccata un venerdì pomeriggio in cui quasi tutti gli
abitanti erano già rientrati alle loro case dal mercato, dai campi e
dalle scuole, per riposarsi e pregare. Diverse granate scagliate dai
lanciarazzi annunciarono che la guerra, che insanguinava da qualche
tempo la Sierra Leone, era inaspettatamente giunta in città. Spari,
urla, lamenti. Fu una di quelle operazioni che i combattenti erano
soliti chiamare «No living thing», perché uccidevano qualsiasi
essere vivente. I soldati in avanzata, per la maggior parte bambini,
sparavano a chi non era ancora morto. E ridevano perché, con la loro
fuga rovinosa, i civili facilitavano l’operazione. Quel giorno Mama
Kadie vide le pallottole trafiggere i due figli maggiori e tre figlie.
Caddero a terra con gli occhi spalancati, pieni di sorpresa per quello
che stava loro accadendo. Pa Moiwa, invece, dalla moschea in cui si
trovava, scorse la moglie e la nipote di vent’anni uscire di casa
correndo. Nella fuga, cercavano disperatamente di spegnere a manate il
fuoco che le divorava. Due bambini, però, un maschio e una femmina, le
abbatterono e continuarono poi a sparare su altre persone, sempre
ridendo.Ora la guerra è finita e Mama Kadie e Pa Moiwa sono tornati a
Imperi. Hanno percorso i sentieri dove la terra respira, dorme, si
sveglia e intrattiene gli spiriti, con circospezione, poiché, come a
tutti i sopravvissuti al «No living thing», è rimasto loro il
riflesso di dubitare della dolcezza di un paese tranquillo. In città è
tornato anche Bockarie, l’insegnante, con la moglie e due bambini in
più, due gemelli nati durante la guerra. Bockarie è passato vicino alla
sua vecchia scuola media, dove ha insegnato prima del conflitto. La
scuola è deserta, invasa da alberi ed erbacce, i pavimenti ormai
percorsi da radici e coperti di foglie. Eppure Bockarie è contento di
essere a casa, di riabbracciare il vecchio con la faccia sfigurata che
soltanto gli occhi gli rivelano essere suo padre. È bello che gli
anziani si ritrovino coi giovani, che si banchetti di nuovo con
minestre, burro d’arachidi e selvaggina, che ritorni la vecchia
tradizione per cui i figli sono figli di tutti e appartengono a tutti. È
bello che il sole splenda di nuovo su Imperi. Ma è davvero così? Non
basta, forse, una sola persona con il cuore consumato da un fuoco
malvagio perché ritorni l’oscurità? Se con Memorie di un soldato bambino
– bestseller acclamato da critica e pubblico in tutto il mondo –
Ishmael Beah ha scritto «un classico della letteratura di guerra» (Publisher’s Weekly), con Domani sorgerà il sole
racconta che cosa significa tornare a casa, e ricostruire un mondo che
sembra perduto. Con una scrittura splendida, che attinge molto alla sua
lingua madre, il mende («in mende non si direbbe “scese di
colpo la notte”, si direbbe “il cielo si rovesciò e cambiò lato”»), e
una galleria di personaggi memorabili, Domani sorgerà il sole costituisce una magnifica conferma del talento dello scrittore africano.
«Ishmael Beah racconta la rinascita della Sierra Leone dopo l’Apocalisse. Le tragedie ci toccano a livello emotivo» Antonio Scurati, La Stampa «Domani Sorgerà il Sole diventa un inno al potere benefico del racconto, della trasmissione orale dei valori comunitari» Franco Marcoaldi, La Repubblica
«Beah padroneggia realismo, allegoria, passato e presente, e il suo romanzo, come il precedente, si impone come una inquietante scommessa» Claudio Gorlier, La Stampa«Un romanzo maturo, serrato e corale che si legge come una metafora delle speranze di futuro dell’intero continente africano» Guido Caldiron, Il Manifesto
«Beah padroneggia realismo, allegoria, passato e presente, e il suo romanzo, come il precedente, si impone come una inquietante scommessa» Claudio Gorlier, La Stampa«Un romanzo maturo, serrato e corale che si legge come una metafora delle speranze di futuro dell’intero continente africano» Guido Caldiron, Il Manifesto
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