Considerato il migliore romanzo di Federico De Roberto, è uno spaccato della storia siciliana negli anni tra il 1855 e il 1882. Lo scrittore analizza, con precisi riferimenti storici, l’evoluzione degli eventi di quegli anni. In primo piamo, c’è una ricca famiglia. Infatti, il romanzo narra le vicende dell’antica nobiltà catanese, gli Uzeda, di lontane origini spagnole. Attraverso la storia, composta da tanti personaggi appartenenti a classi sociali diverse, De Roberto vuole rappresentare il declino di un’antica dinastia, professando un profondo senso di nichilismo della società e della vita in generale.
La trama de I VICERÉ è complessa e articolata e
si sviluppa in un lungo periodo di tempo.
Tutta la realtà siciliana
della seconda metà dell'Ottocento viene illuminata dai riflettori puntati sulle
vicende complesse della famiglia Uzeda, seguite attraverso tre generazioni.
Intorno ai suoi membri si disperdono e si raggruppano i questuanti, i liberali,
i benedettini di San Nicola, i lavapiatti, i piccoli affaristi, gli usurai, i
codini, gli elettori del duca, i garibaldini, i prepotenti, i vili e poi i
paesaggi, le campagne, i dintorni di Catania e di altre città più sfumate.
De Roberto mette a nudo le
lacerazioni della sua classe d’origine e dell’ingranaggio sociale, e conduce il
suo atto d’accusa con spietata determinazione. I Viceré è una denuncia netta
dell’ottimismo borghese, espressa in una scrittura ricca di tensione, accurata
nei dettagli, decisamente antilirica e, a tratti, poco scorrevole, con esiti
grotteschi.
Un romanzo che è già un
seguito del romanzo L’illusione, non
finisce e prevede anche una continuazione con L’imperio.
Letto all'università. Faceva parte di una selezione di romanzi storici di un corso di letteratura. Bello.
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