Il 4 aprile 1914 nasceva Marguerite Duras, l’autrice dell’Amante
Neri Pozza celebra il centenario con la pubblicazione di
Marguerite di Sandra Petrignani
La
storia di una donna eccezionale che ha attraversato
il colonialismo
francese, la Resistenza, l’adesione
e la ribellione al Partito comunista
francese, il '68,
il femminismo, l'Ecole du Regard, la Nouvelle Vague
IL 4 APRILE, ALLE 18.30, SARA' A ROMA,
ALLA CASA DELLE LETTERATURE
CON DARIA GALATERIA E FABIO FERZETTI
LETTURE DI MADDALENA CRIPPA
DALL'8 MAGGIO AL 10 MAGGIO SARA' OSPITE DEL
SALONE DEL LIBRO DI TORINO
SANDRA PETRIGNANI - MARGUERITE
Neri Pozza - pag. 224 - € 16 - Questo libro racconta la vita di Marguerite Duras, dall’infanzia, quando
è per tutti Nenè, agli anni centrali in cui gli amici più intimi, come
Jeanne Moreau, Godard, Depardieu, Lacan, la chiamano Margot, fino al
delirio megalomane e alcolico della vecchiaia in cui la scrittrice parla
di sé in terza persona autocitandosi con il solo cognome: Duras. È
tuttavia, semplicemente, un grande romanzo su una vita irripetibile. La
storia incandescente di un destino eccezionale che ha attraversato il
colonialismo francese, la Resistenza, l’adesione e la ribellione al
Partito comunista francese, con la conseguente espulsione, il ‘68, il
femminismo, L’Ecole du Regard, la Nouvelle Vague. La storia di una donna
dai moltissimi aggrovigliati amori e di una scrittrice e cineasta che
ha conquistato, suo malgrado, una sterminata folla di lettori, a volte
fanatici fino al culto. La storia, infine, delle vittorie e delle
sconfitte di questa donna, del suo impressionante corpo a corpo con la
letteratura, della sua autenticità e delle sue mistificazioni, del
doloroso attraversamento dell’alcolismo, dei deliri dovuti alla
disintossicazione, della sua capacità d’innamorarsi e di giocare coi
sentimenti e con le parole fino all’ultimo soffio di vita. Come Emmanuel
Carrère con Limonov o come Truman Capote con A sangue freddo,
Sandra Petrignani offre ai suoi lettori un libro in cui la biografia,
il racconto, il reportage, la descrizione di un personaggio reale
commovente e irritante, insieme, altruista fino all’inverosimile e
capricciosa, sentimentale e avventuriera, romantica e spregiudicata,
generano uno dei più coinvolgenti e sorprendenti romanzi della narrativa
contemporanea, un’opera che illumina un’epoca straordinaria della
cultura europea, la gloria e i brandelli del secolo breve del Novecento.
Sandra Petrignani è autrice di due opere di grandissimo successo: La scrittrice abita qui e Addio a Roma. È nata a Piacenza nel 1952 e vive a Roma e nella campagna umbra. Tra le sue opere Care presenze, Ultima India, Navigazioni di Circe (premio Morante opera prima) e Il catalogo dei giocattoli (BEAT 2014).
12 maggio – 18.00 - Feltrinelli – Parma con Anna Folli
14 maggio - 18.00 - IBS – Bologna
Parigi ieri e oggi
con Sandra Petrignani 15 maggio – 18.00 - IBS Via Nazionale - Roma
con Sandra Petrignani
14 maggio - 18.00 - IBS – Bologna
Parigi ieri e oggi
con Sandra Petrignani 15 maggio – 18.00 - IBS Via Nazionale - Roma
con Sandra Petrignani
Nòvita Amadei
Dentro c'è una strada per Parigi
Neri Pozza - 16 € - pag. 192 - Adèle passeggia per le strade del suo quartiere a
Parigi, e sembra fragilissima nel suo cappotto sbilenco di lana beige.
Ha ottant’anni, e la città si schiude davanti ai suoi occhi come un
paesaggio lontano ed estraneo: gallerie d’arte al posto di calzolai,
corniciai e bot teghe passate per secoli di padre in figlio; corridoi di
supermercati anziché la lun ga e rassicurante fila di negozietti di un
tempo. Sébastien, suo figlio, vive a Londra, dove continua a
trascurarla e a non condividere con lei pensieri e affetti. Il giorno in
cui, dopo il secondo ictus, suo marito se n’è andato, Adèle ha pianto,
ma soltanto perché si è sentita colpevolmente sollevata. Era diventato
irriconoscibile, come «una statua con gli occhi strabuzzati», ha osato
confessare a Martha, la giovane donna che vive con la figlia di tre anni
nell’appartamento affianco al suo. Fino a qualche tempo fa Martha era
sposata e, da agente immobiliare, aveva la testa piena di nozioni di
estimo, norme di diritto, leggi fiscali, regolamenti edilizi. Poi
divorzio e disoccupazione hanno vinto per lei ogni altra combinazione di
problemi. Ora, dopo aver accompagnato la piccola Eline a scuola, fa
colazione da sola con le calze ai piedi e le briciole dei biscotti della
figlia sul tavolo. Un modo come un altro per ritardare l’inizio
della giornata. A volte se ne va al parco e a zonzo per il quartiere con
Eline recitando filastrocche, cantando e rientrando col pane
dell’ultima sfornata. A volte sale al piano di sopra dove rigoverna
l’appartamento di Jacob Lundman, un uomo con una voce profonda e morbida
e gli occhi così neri che la pupilla si confonde con l’iride. Adèle
piace così tanto a Eline che la piccola non capisce perché non vivano
insieme dato che abi tano sullo stesso pianerottolo, porta a porta, e
dato che Adèle è sola e anche loro lo sono. Eline le lascia ogni tanto
dei disegni sullo zerbino e Adèle risponde con cara melle, biglietti di
ringraziamento o filastrocche che la bambina recita con la madre prima
di dormire, come una preghiera. Adèle, Martha, Eline: tre donne sole e
inquiete, alla ricerca di un posto del mondo dove stare e ritrovarsi o,
come dice la più piccola delle tre, di una strada che le riporti a casa.
La solitudine sembrerebbe irrimediabile, se l’amore, «il dolore più
gran de e la più grande consolazione» secondo le parole di Adèle, non
facesse nuovamente irruzione nella loro vita a indicare che è nel cuore
che c’è una strada per Parigi.
Nòvita Amadei
è nata a Parma nel 1978. Per motivi familiari e professionali ha
soggiornato in diversi Paesi, soprattutto a Parigi. Dopo aver lavorato
come ricercatrice e formatrice all’Organizzazione Internazionale per le
Migrazioni (OIM) a Roma, dal 2008 è coordinatrice del programma francese
di reinserimento dei rifugiati. È autrice di numerose pubblicazioni
scientifiche e di racconti che hanno vinto premi letterari italiani. Dentro c’è una strada per Parigi è il suo primo romanzo. Romanzo finalista del Premio Neri Pozza 2013.
Agonia della Francia
Neri Pozza - € 17 - pag. 208 - Nel 1937 Manuel Chaves Nogales approda a Montrouge,
un sobborgo operaio alle porte di Parigi. Fugge da un Paese, la Spagna,
dove è un tipo «perfettamente fucilabile» dai due contendenti in
guerra: dai comunisti guidati da Mosca, e dai fascisti foraggiati da
Roma e Berlino. È, come lui stesso ama definirsi, un «cittadino di una
repubblica parlamentare e democratica» che, andata velocemente in
malora, non concede altra scelta che l’esilio a un giornalista e
scrittore figlio della piccola borghesia liberale sevigliana. A
Montrouge, la République gli procura un appartamento popolare d’antico
decoro dove sistemarsi con moglie e figli. Reportero di fama, autore di una brillante biografia di Juan Belmonte - il grande matador, il torero bohémien
che frequentava artisti e leggeva Maupassant - Chaves si ritrova a
Parigi «insieme agli scarti dell’umanità che la mostruosa macchina degli
Stati totalitari va producendo». Un demi-monde di esclusi,
reprobi, sconfitti: pope russi, ebrei tedeschi, rivoluzionari italiani.
Accomunati tutti da «un obiettivo inaccessibile»: ottenere «una patria
d’elezione, una nuova cittadinanza» nel Paese che, ai loro occhi, è «una
creazione spirituale ottenuta in venti secoli di civiltà», il luogo
dove impera da sempre «la fede naturale dell’uomo in ciò che è umano».
Verranno traditi, e le pagine di questo libro costituiscono la cronaca
diretta, vertiginosa, iconoclasta, scritta a caldo di tale tradimento
che trova il suo culmine nel giorno di giugno del 1940 in cui le truppe
naziste occupano Parigi, ma che ha un lungo e doloroso
decorso.Nell’agosto del 1939, alla firma del patto Hitler-Stalin, la
Francia scatena la caccia al Rosso e a tutto quanto gli assomigli. I
comunisti, «sottoposti a inutili e costanti vessazioni da parte della
polizia», vengono spinti nell’illegalità. Il 3 settembre 1939,
dichiarata guerra alla Germania, indesiderabile non è più soltanto il
Rosso ma lo straniero tout court, anzi lo sporco straniero, le sale métèque, la schiuma della terra,
secondo la tetra espressione diventata poi il titolo del celebre libro
di Arthur Koestler. Si internano antifascisti spagnoli, italiani,
tedeschi, est-europei. E tutto precipita. Si sfascia. In una indolente
apocalisse. Nell’«inumana indifferenza delle masse». La Francia, lo
Stato «erede della civiltà greco-latina», crolla e scompare per sempre e
il suo popolo cade in schiavitù «senza che l’autobus abbia smesso di
passare a un’ora precisa». In un domenicale après-midi, mentre i nazisti dilagano, a Parigi la gente sciama fuori dai cinema. In tempo per l’aperitivo al bistrot…
Manuel Chaves Nogales
nasce a Siviglia, in Spagna, nel 1987. Nel 1922 si trasferisce con la
moglie e la figlia a Madrid dove lavora a «El Heraldo de Madrid» con
altre giovani promesse del giornalismo spagnolo. Nel 1930 scrive Juan Belmonte, matador de toros, su vida y sus hazañas,
la biografia di uno dei toreri più amati di Spagna. Nel 1931 assume la
direzione di «Ahora», giornale repubblicano vicino al presidente Manuel
Azaña, Nel 1934 pubblica El maestro Juan Martínez que estaba allí,
in cui narra la storia di uno scapestrato ballerino di flamenco,
travolto dalla Rivoluzione d’Ottobre mentre era in tournée in Russia.
Nel 1936 è in esilio in Francia. Muore a Londra nel 1944
EDITH WHARTON
LA CASA DELLA GIOIA
Neri Pozza - € 12,90 - pag. 420 - Nella New York dei primi anni del secolo scorso,
Lily Bart vive tra i sontuosi ricevimenti dell’alta società, i viaggi
all’estero e i soggiorni nelle residenze degli amici. Le sue uniche doti
sono la bellezza e l’intelligenza, che usa per muoversi in un ambiente
ipocrita di cui vuole ostinatamente far parte e nel quale spera di
trovare marito.Un sentimento forte e contrastato la lega a Lawrence
Selden, giovane avvocato che vive del suo lavoro: Lily sa bene che non
rinuncerebbe mai agli agi tra cui è cresciuta e che è stata educata a
desiderare, tuttavia non riesce a staccarsi da lui. Inorridita dalla
prospettiva della povertà, tenta di conquistare il rampollo di una
celebre dinastia, ospite come lei di amici comuni, ed è allora che la
parabola disegnata dalla sua vita tocca il culmine per poi iniziare
un’inesorabile discesa. Incapace di vivere della rendita mensile che le
passa la zia, la giovane donna si indebita al tavolo da gioco e chiede
in prestito una consistente somma di denaro. La sua bellezza diventa
arma di ricatto per gli uomini e motivo di cieca gelosia per le donne.
Nel momento più tragico della sua vita, tuttavia, Lily acquista di colpo
lo spessore di una figura eroica: la rettitudine e l’integrità morale,
un tempo apparentemente insospettabili, le impediscono di vendersi al
miglior offerente. Con una scrittura moderna e implacabile nell’indagare
l’anima e la psiche dei suoi personaggi, Edith Wharton costruisce un
romanzo dall’architettura narrativa perfetta, ritraendo impietosamente
l’alta società newyorchese dei primi del Novecento, in un contesto di
splendori e miserie umane attuale anche a distanza di un secolo, e dando
vita a una delle figure femminili più luminose della letteratura.
Edith Wharton
nasce a New York nel 1862. Di famiglia ricchissima, nel 1885 sposa il
banchiere Edward Wharton. Dopo la separazione dal marito si trasferisce
in Francia, dove stringe amicizia con i maggiori scrittori e
intellettuali del tempo, come Henry James, Sinclair Lewis, Jean Cocteau e André Gide. Nel 1902 pubblica il suo primo romanzo The Valley of Decision, cui seguono nel 1905 La casa della gioia, nel 1911 Ethan Frome e nel 1920 L’età dell’innocenza, le sue grandi opere. Muore in Francia nel 1937.
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