Cari
Amici Blogger,
"nessuna parola di questo libro cade nel vuoto. Tutte colpiscono al cuore". Poco
più di un centinaio di pagine hanno saputo descrivere e raccontare la
situazione femminile di molte donne giapponesi negli anni Trenta e Quaranta del
Novecento. A dar voce alle loro storie è la pluripremiata Julie Otsuka,
californiana, ma di origini asiatiche, autrice di questo bestseller ormai
considerato un classico contemporaneo.
Venivamo
tutte per mare è un romanzo intenso, corale, vibrante, profondamente
drammatico, che narra la storia di donne, rimaste sconosciute e unite da un
unico destino che le ha classificate nella categoria delle “Spose in
fotografia”. Erano donne che abbandonavano il loro Paese e si imbarcavano cariche
di speranze e di sogni alla volta delle coste americane, meta in cui avrebbero
conosciuto di persona il loro futuro sposo e quella che sarebbe diventata la
loro vita segnata da un destino sempre diverso da come se lo erano aspettato.
Lasciavano famiglie umili convinte di sposare uomini che le avrebbero portate
ad un’ascesa sociale che veniva disillusa dalla cruda realtà del lavoro dei
campi e da altre mansioni umili e si ritrovavano a vivere una vita peggiore di
quella da cui erano fuggite e dove i loro sogni venivano spazzati via, i loro
cuori venivano infranti e la loro esistenza diventava un nulla che si
susseguiva un giorno dopo l’altro, mentre tentavano di sopravvivere al loro
triste destino.
VOTO
9
Chi non ha letto
questo libro ed ha intenzione di farlo, non
continui a leggere, perché nel commento di seguito, Pupottina svelerà molte parti,
unicamente per stimolare un dibattito con chi lo ha già letto.
Un’altra
scrittrice non avrebbe saputo raccontare in maniera così coinvolgente una
storia tanto delicata, intima, che appartiene ad una moltitudine di donne, ad
una generazione intera, quelle delle immigrate negli Stati Uniti nel periodo in
cui gli stranieri ed, in particolare, i giapponesi non erano ben visti dagli
americani. La discriminazione razziale era molto forte.
Per
raccontare le loro misere esistenze, Julie Otsuka non sceglie una particolare
figura femminile, ma le accomuna tutte in una narrazione corale, dove un “noi”
sempre presente dipana in un filo unico le tante vite che formano la matassa
accomunata dalla tristezza di un destino senza sogni e speranze. Ogni tanto
esce fuori un nome da un groviglio di esistenze sofferenti, ma non per questo
meno combattive nel loro tentativo quotidiano di combattere per sopravvivere ad
una società che non le accetta, le considera diverse, umili e di una razza
diversa, da escludere. Gli anni della Seconda Guerra Mondiale segneranno la
fine delle anime deportate in luoghi non precisati. Ciò avviene a causa delle
vicende storiche che vedono su due fronti nemici il Giappone e gli Stati Uniti.
Quando inizia la deportazione del popolo giapponese che viveva e lavorava in
America, la narrazione corale cambia. A narrare non è più il gruppo delle donne
che “Venivamo tutte per mare”, ma diventa quello, sempre corale, degli abitanti
delle città da cui i giapponesi sparivano.
Soltanto
otto capitoli (“Venite, giapponesi!”, “Prima notte”, “Bianchi”, “Bambini”, “I
figli”, “Traditori”, “Ultimo giorno” e “La scomparsa”) per un totale di poco
più di cento pagine per raccontare vite vissute che non vogliono essere
annientate come, invece, è accaduto. Ogni capitolo raccoglie un argomento e lo
approfondisce, sempre mediante il racconto corale e seguendo un arco temporale in evoluzione.
Il
racconto serve a non dimenticare quella generazione che sembrava essere caduta
nell’oblio della storia. La Otsuka, anziché scrivere un saggio che sarebbe potuto
essere lunghissimo, quasi interminabile, tante erano le testimonianze e i
reperti che aveva raccolto, ha pensato bene di riassumere tutto in una
narrazione coinvolgente e intensa verso un destino segnato fin dall’inizio, di
cui il lettore è già ben consapevole fin dalle prime pagine. Mano a mano le
speranze di cancellano, le vite delle donne si trasformano grazie alla cruda
realtà che devono affrontare e tutte, chi prima chi dopo, sono destinate a
crollare.
La
copertina sembra raccogliere quelle che erano le loro grandi speranze, prima
che la realtà delle loro esistenze la cancellasse.
Mi è
piaciuto molto questo libro che si legge scorrevolmente. La narrazione in prima
persona plurale non stanca, ma rende il racconto più incisivo, commovente,
accorato e disperato.
Voi, l'avete letto? Vi è piaciuto?
Quanto leggi! Beata te.
RispondiEliminaUn abbraccione
E' una delle mie prossime letture! Non ho infatti continuato a leggere...tornerò a lettura completata!!
RispondiEliminaDavvero bel commento! Questo libro mi ha incuriosito fin da prima dell'uscita..in wish list subito! :-)
RispondiEliminaGrazie della visita sul mio blogghino e per i complimenti.
RispondiEliminaVedo che leggi molto, io sono in standby da un paio di anni ma quanto a sere tv direi che ne guardo parecchie mentre ricamo e creo!!!
Buona serata.
Morena
Direi un libro coinvolgente .... sicuramente da leggere ...
RispondiEliminaUn saluto Pupottina e buona settimana!
Ciao cara, un bacio per 3:-)
RispondiEliminaNon ho letto questo libro, ma non riesco a star dietro a tutti, però ci provo:-)Te l'ho già detto, ma te lo riri-dico, sei un bravissimo critico letterario:-) Complimenti sinceri.
ciao Pupottina, no, ma dev'essere una bella documentazione che fa riflettere sulla triste realta' che hanno vissuto queste donne, grazie dell'indicazione, buona settimana a presto rosa.))
RispondiEliminaMi hai messo curiosità e quindi andrò a cercarlo ;)
RispondiEliminaUn abbraccio e buona settimana
passo ad augurarti una buona settimana!
RispondiEliminaNon sapevo questo libro, ma sicuramente lo leggerò.
RispondiEliminaGrazie un buon consiglio!