A volte a rimanerci addosso non sono solo i tatuaggi, che facciamo per decorare il nostro corpo, ma anche alcuni eventi che ci cambiano l'esistenza. E sebbene, in apparenza, rimaniamo sempre noi, il velo di tristezza che ci avvolge passa inosservato dagli altri. Io, di segni permanenti sul corpo, ne ho già dalla nascita. Parlo di semplici voglie, niente di grave. Ma a rimarmi impresso, come un tatuaggio nella mente, è stata la perdita di una persona cara, avvenuta inaspettatamente tre anni fa. Quello è un segno indelebile che ormai porto ogni giorno con me. La vita continua, tatuata o meno, fra ricordi e rimpianti, e a giorni la mancanza la senti un po' di più, mentre in altri la porti, con disinvoltura, aggrappata alla schiena e fai finta che non ci sia niente, cercando di vivere comunque nel miglior modo possibile.
Queste situazioni, eventi tragici, si ripetono nel tempo, con cicli di logorante sofferenza, riaprendo vecchie ferite che il tempo non ha saputo cancellare. Vorremmo che il dolore fosse un incubo che con l'arrivo del giorno svanisce, ma anche questa circostanza è terribilmente reale e reclama per sé lacrime e disperazione. Niente può fermarla quando avanza e sceglie chi fa per lei.
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