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giovedì 12 febbraio 2015

Una lunga estate crudele di Alessia Gazzola

Leggere Alessia Gazzola è sempre un’esperienza unica, nonostante alcune situazioni di base si ripetano, resta magistrale il suo stile ironico, interessante e coinvolgenti. 
Il suo quarto romanzo, Una lunga estate crudele, ripropone la stessa protagonista, Alice Allevi, specializzanda in Medicina legale al quarto anno, ma con l’hobby per le investigazioni, sempre pronta a sacrificare il suo tempo libero per affiancare l’ispettore Calligaris.

Alice, come personaggio, è molto simile a quella bambinetta curiosa creata da Lewis Carroll, ma allo stesso tempo riesce a risultare sempre nuova, originale, interessante e profonda nelle sue riflessioni sulla realtà che la circonda. È che il mondo è diventato un luogo talmente orribile che ormai mi aspetto brutture anche dai film della Disney.

La vita rocambolesca di Alice Allevi è totalmente attiva, sempre impegnata a destreggiarsi tra delitti, indagini e perizie, tra le attività in Istituto e quella della vita privata, nell’appartamento di Roma e nella sua casa al paese, Sacrofano. Goffa, ma simpatica fino al midollo, come sempre, Alice Allevi è l’eroina femminile che aiuta le donne a sentirsi meno sole, nelle loro disavventure amorose, e gli uomini a comprendere i misteriosi pensieri che affollano le menti del gentil sesso. Per te che ami guardare realtà inesistenti e ti ostini a ignorare quello che in realtà esiste.

La situazione sentimentale di Alice è confusa e come sempre ad un bivio, dove la scelta non dipende da lei, ma da tutta una serie di circostanze e scelte altrui. È esattamente come dovrebbe essere per non portare le sue avventure, e di conseguenza la serie dei suoi romanzi, ad una fine. Dopo anni di tira e molla, di indecisioni e turbamenti, nel momento esatto in cui sarai pronta a una notte di torbido sesso senza complicazioni, per il puro gusto di farlo, lui non ti guarderà nemmeno.

Alice è sempre concentrata e concreta nelle investigazioni ma, parallelamente, resta totalmente confusa sulla direzione da percorrere nelle sue vicende amorose, divisa tra uomini diversi, nessuno dei quali riesce a renderla interamente felice. Me ne rallegro. Che capisca cosa vuol dire stare dall’altra parte, nel regno degli sfigati in amore, un’immensa e arida landa, popolata da una civiltà che ogni giorno sacrifica il proprio orgoglio per un sms.

È come se tutti fossero una piccola parte di ciò che lei vorrebbe nell’insieme. Fa ciò che senti. Ogni istinto che reprimiamo ci logora. Per una donna, è semplicissimo capire la condizione in cui Alice si trova a navigare, insieme a lei, nella moltitudine confusa dei suoi sentimenti e delle sue aspettative negate. Il dopo ti avvelena e basta.

Questa nuova e particolare indagine, che Alice si trova a dover risolvere, affonda le sue radici nel mondo del teatro. Infatti La vita è uno spettacolo bello da morire. In un teatro, viene rinvenuto lo scheletro di un giovane attore teatrale, che si credeva fosse scomparso volontariamente anni prima, ma che invece è stato assassinato. Questo è solo il primo atto di un’indagine intricata e complessa, nella quale Alice farà, come sempre la sua parte da protagonista. Inizio a pensare che dovrò leggere questa commedia. Forse potrebbe aiutarmi a capire qualcosa di più.

Un nuovo romanzo della Gazzola che il lettore vorrebbe non finisse mai. In grado di entrarti sotto la pelle, lasciandoti quel qualcosa in più. Un’emozione unica, una risata e una malinconica condivisione con la protagonista.

  

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