Qual è il limite della normalità? Se lo chiede spesso Regina Victoria
LeClaire, la ragazzina rapita a dodici anni e tenuta prigioniera per quasi
quattro. A 22 anni ha cambiato legalmente il proprio nome in Reeve, per cercare
di superare il suo passato di vittima e gli assalti mediatici che hanno
caratterizzato il suo ritorno a casa.
Reeve ci prova con insistenza ad essere come le altre ragazze della sua
età, ma c’è sempre qualcosa che in lei non funziona più. Sa che il termine “normale”
non piace al suo psichiatra e terapista, specializzato in sindrome da cattività
prolingata. Reeve è stata tenuta
prigioniera e abusata da un maniaco per tutta
l’adolescenza, e se riesce, in apparenza, a sembrare identica alle sue
coetanee è solo merito della sua tenacia e dell’aiuto del dottor Ezra Lerner.
Reeve vorrebbe lasciarsi tutto alle spalle, dimenticare, ma sa che non è così
che funziona con la sua mente e con le ferite ancora visibili sul suo corpo,
cicatrici fisiche e mentali che non si potranno rimarginare mai completamente.
A Jefferson City in California, in pochi anni, sono scomparse tre
ragazze, vittime di predatori sessuali. Quando una delle tre, Tilly, ricompare,
il dottor Lerner viene chiamato per gestire il caso da stress post traumatico e
chiede a Reeve di aiutarlo.
Reeve ha capito che per salvarsi bisogna imparare a salvare gli altri
ed è disposta a mettersi in gioco.
In LA SOPRAV- VISSUTA, la giornalista e scrittrice CARLA NORTON ha preso
spunto dalla realtà ed creato un ottimo personaggio femminile che è al tempo
stesso, fragile e tormentata, empatica e battagliera ed anche sorprendentemente
intuitiva. Reeve resta coinvolta nell’indagine. È lei che chiede di poter fare
di più, perché comprende il legame tra la sottrazione di Tilly e quella delle altre
due ragazzine.
Reeve è un personaggio dinamico, che stupisce per l’impennata
caratteriale e per l’intraprendenza del suo spirito, deciso a superare la sua
condizione di vittima.
La trama è avvincente, complessa, con il duplice punto di vista di
Reeve e di “Signor Mostro” (così Tilly ha ribattezzato l’uomo che alberga nei
suoi incubi). Quando tutto sembra volgere per il meglio, un colpo di scena,
rimette tutti i personaggi in gioco in un finale che potrebbe trasformare le
vicende di Reeve da romanzo autoconclusivo, o stand alone, a serie di thriller
psicologici su casi di sindrome da cattività, cosa che mi auguro.
Carla Norton ha cominciato come giornalista corrispon- dente da Tokyo,
dove si trovava quando è avvenuta la fuga di Colleen Stan, la donna tenuta per
quasi sette anni dentro una cassa di legno da una coppia di maniaci. Su quella
storia ha scritto il suo primo bestseller, Perfect Victim che è diventato un libro di testo dell’unità di scienze
comportamentali di Quantico, la sede in cui vengono addestrati i profiler dell’FBI.
Il romanzo, infatti, non narra solo la terribile esperienza della giovane
Colleen, ma è anche un libro esempio che, a detta dell’autrice stessa, tutte le
ragazze dovrebbero leggere per essere istruite e proteggersi.
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