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martedì 7 gennaio 2014

SHINING di Stephen King

Con le scene del film sempre impresse nella mente, insieme al sorriso accattivante e diabolico di Jack Nicholson (perfetto e corrispondente al personaggio letterario), ho intrapreso la lettura di SHINING di Stephen King, sapendo dell’atteso seguito, di prossima pubblicazione, il Doctor Sleep.


Con Stephen King  e i suoi romanzi ho un rapporto di amore odio, nel senso che in alcuni capitoli mi prende molto ed in altri riesce ad annoiarmi, arrestando la lettura, tanto che è da un po’ che non ne leggevo uno.


Ho optato per SHINING e non mi ha delusa. Anzi. In questo libro, che è un escalation di efferatezze deliranti, King ha saputo mantenere costante la mia attenzione e, nonostante conoscessi già la storia grazie al famoso film, il romanzo ha aggiunto di particolari salienti e di dettagli psicologici interessanti, che hanno riempito di significati e spiegazioni scene che conoscevo, ma per le quali una maggiore comprensione ne ha accresciuto l’effetto terrificante.


Raccontare la storia della famiglia che si trasferisce nell’Overlook Hotel, indagando il passato dei personaggi e le caratteristiche comportamentali dei tre, è qualcosa che il film non ha saputo ben spiegare, ma ha solo accennato. Comprenderne le motivazioni psicologiche che portano alla follia Jack Torrence, è stato illuminante. Tra i tre personaggi, sono Jack e Danny i più interessanti. Tra i personaggi minori, quelli da tenere d’occhio sono Hallorann e il dottore che visita il bambino dopo il trasferimento all’Overlook Hotel.

Molte scene, anche iniziali, non fanno che accrescere le aspettative del lettore che sente, insieme ai personaggi, che la tranquillità è soltanto apparente e la follia potrebbe esplodere da un momento all’altro.

Non c’è dubbio che gli effetti maggiori, nei suoi romanzi, Stephen King li ottiene quando unisce una qualsiasi forma di poteri paranormali alla follia, naturalmente in una location infestata da fantasmi, proprio come quella dell’Overlook Hotel, imponente, stupendo nella visione paesaggistica, ma anche denso di mistero e terribilmente spettrale. Le ghost story unite al delirio folle rappresentano, per me, il massimo della paura incontrollabile.


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