13 giugno - Festival von Rezzori - Firenze ore 12 - balconata di Palazzo Strozzi
"Firenze e l’Italia vista dagli altri" conversazione con Mario Fortunato
Coordina Sergio Risaliti
"Firenze e l’Italia vista dagli altri" conversazione con Mario Fortunato
Coordina Sergio Risaliti
19 giugno - Casa di Goethe - Roma
ore 18.30 - Via del Corso 18 (Piazza del Popolo)
Lettura e incontro
20 giugno - Festival My Jazz Islands - Cagliari
Il Lazzaretto, via dei Naviganti
20 giugno - Festival My Jazz Islands - Cagliari
Il Lazzaretto, via dei Naviganti
con Flavia Corda
27 giugno - Istituto Italiano di Cultura - Londra
ore 18.30 - 39 Belgrave Square
lettura di alcuni brani del libro
IL LIBRO In Etichette, apparso per la
prima volta nel 1930, Evelyn Waugh delinea, tra il serio e il faceto,
una sorta di casistica del viaggiatore nordeuropeo che, nel corso dei
secoli, si è avventurato dalle nostre parti. Si comincia col superstite
del Grand Tour: un giovanotto bennato e facoltoso, come Goethe, Alexis
de Tocqueville e Stendhal, che sfida sempre qualcuno a duello, ha
parecchie avventure erotiche e alla fine torna a casa, pronto per
incarichi legislativi. Si passa poi al viaggiatore borghese, che dà
avvio all’orrendo traffico di chincaglierie e oggetti dozzinali da
portare a casa come souvenir e trova più economico e conveniente vivere
all’estero. E si finisce col viaggiatore novecentesco, che parla con la
povera gente nelle osterie lungo la via e vede nella diversità dei tipi
la struttura e l’unità dell’Impero romano. Viaggiatori diversi, ma tutti
con la medesima convinzione di trovarsi in una paese dalla smodata
quantità di bellezza, così eccessiva e straripante da sperperarsi e
perdersi. La parola «bellezza» è il leitmotiv di tutti i Grand Tour che,
dalla fine del Settecento, hanno esplorato, interpretato, e in
definitiva creato, l’identità italiana, quell’altro da sé che lo
straniero decide a un certo punto di far proprio. «La bellezza
circostante» ha scritto una volta Brodskij, «è tale che quasi subito si è
presi da una voglia assolutamente incoerente, animalesca, di tenerle
testa, di mettersi alla pari».
Con
il suo sguardo «attento e straordinariamente inedito», Mario Fortunato
indaga la natura mimetica di questo desiderio che, da Wilhelm von Glöden
fino a Norman Douglas e a Wystan Hugh Auden, ha spinto illustri
scrittori sulle nostre coste, convinti di essere approdati nella terra
della più sorprendente libertà sessuale («tutti lo fanno per
divertimento», scrisse Auden a un’amica da Ischia). Lo stesso desiderio
mimetico che ha permesso a Frederic Whyte, celebre disegnatore di
giardini inglese, di creare un perfetto giardino all’italiana in quel di
Sabina, e che, sempre in quel lembo di terra, ha allietato gli ultimi
anni del grande editore Giulio Einaudi, che con una dedizione assoluta
curava, potando, innestando e concimando, le rose del suo piccolo
giardino all’inglese. Quello che traspare, infatti, da queste pagine non
è soltanto che i luoghi comuni sui popoli sono interessanti per il
rovescio che nascondono al loro cuore, ma che l’attrazione per «il
diverso che ci svela a noi stessi» è «la prima regola del discorso
amoroso» che da secoli perdura tra la nostra Italia e l’Italia degli
altri.
Mario Fortunato è nato
in Calabria e ha vissuto a Roma, New York, Como, Milano, Berlino e a
lungo a Londra, dove è stato Direttore dell’Istituto Italiano di
Cultura. Nel 2002 grandi intellettuali inglesi hanno pubblicato sull’Observer, su The Guardian e su The Indipendent (ripreso poi da Libération in Francia e da La Repubblica in
Italia) un appello perché non venisse destituito dall’incarico dal
governo Berlusconi. Come giornalista collabora con il settimanale L’Espresso. Nella collezione Einaudi «Scrittori tradotti da scrittori», ha curato la versione italiana di Boule de suif e La maison Tellier di Guy de Maupassant. Ha pubblicato molti libri di narrativa, fra i quali Luoghi naturali, L’arte di perdere peso, I giorni innocenti della guerra (libro secondo nella finale del Premio Strega 2007 e vincitore del Premio Mondello e Super Mondello), Allegra Street e Il viaggio a Paros. È anche autore di due memoir: Amore, romanzi e altre scoperte e Quelli che ami non muoiono. Ha un blog molto seguito: fortunato.blogautore.espresso. repubblica.it.
«Allegria e tristezza, vita e morte, lucidità e ubriachezza si alternano nei libri di Mario Fortunato e riecheggiano le grandi passioni del Fortunato recensore – da Somerset Maugham ad Alan Bennett».
Angiola Codacci-Pisanelli, L’espresso
«Mario Fortunato racconta… con un occhio attento e straordinariamente inedito. Come se quello che ci accade venisse da un altro pianeta». Pier Vittorio Tondelli
Questa strana Italia!
RispondiEliminaI grandi viaggiatori non potevano che apprezzarla e condividerla.
Mi sembra un libro importante, perché la storia del costume é storia viva e vera.
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