William Landay
Morte di uno
sbirro
Time Crime - Pagine 496 - 10 euro
Con questa
folgorante opera d’esordio, salutata dal plauso di critica e pubblico, William
Landay si colloca tra i maestri del thriller americano, al fianco di autori del
calibro di Michael Connelly, David Baldacci, Dennis Lehane. È autore di In difesa di Jacob (Timecrime 2012, in
anteprima mondiale), che in due mesi ha venduto in Italia 50.000 copie e
500.000 copie tra Stati Uniti e Inghilterra. I diritti cinematografici sono
stati acquisiti dalla Warner Bros, e il suo The
Strangler è stato finalista allo Strand Magazine Critics Award 2007 come
miglior thriller dell’anno. Morte di uno
sbirro, la sua opera d’esordio, è stato venduto in sedici Paesi e ha vinto
il Dagger Award for Best First Crime Novel.
«Qualsiasi storico ve lo può confermare: le
concatenazioni di eventi non hanno mai fine. Non esiste alcuna causa senza un
effetto, alcun incidente senza il suo seguito.»
Versailles è una tranquilla località turistica del
Maine che si anima solo d’estate, con l’arrivo dei bostoniani in vacanza. Per
il resto dell’anno è semideserta e non vi accade mai nulla: ecco perché, a soli
24 anni, Ben Truman ha raggiunto la carica di capo della polizia un tempo
ricoperta dal padre. Ma un giorno d’autunno, in una casa sul lago, viene
trovato il cadavere di Robert Danzinger, un magistrato della procura
distrettuale.
Il caso sembra già risolto: la vittima stava indagando
su un traffico di droga a Mission Flats, il quartiere più malfamato di Boston.
Eppure, qualcosa non torna: le forze dell’ordine, stranamente, non sembrano voler
collaborare alle indagini, mentre iniziano a emergere oscuri legami tra la
morte di Danzinger e due vecchi casi mai chiariti. Lentamente, Truman si trova
davanti un invalicabile muro di omertà, quasi che la verità fosse troppo
sconcertante per essere portata alla luce.
William Landay
si è laureato in giurisprudenza a Yale ed è stato a lungo procuratore distrettuale.
Attualmente vive e lavora a Boston, dove
sta scrivendo il suo quarto thriller.
«Scrivo thriller
perché nel crimine c’è qualcosa di profondamente drammatico. Offre un materiale
ricchissimo per un narratore, e lo ha sempre fatto. Molti dei grandi classici della
letteratura altro non sono, in fondo, che storie di crimini.» William
Landay
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Simon Lelic
Punto di rottura
Time Crime - Pagine 304 - 10 euro
Simon Lelic ci regala qui un romanzo poetico e feroce,
forte di una trama di tale potenza e attualità e di una così inequivocabile qualità
letteraria da essere diventato un caso letterario sia in Europa sia negli Stati
Uniti, dove è stato segnalato dal New York Times come il crime più importante
dell’anno.
Estate. Mattina. Una
scuola come tante, in un sobborgo di Londra. Professori, preside e alunni sono
riuniti in assemblea plenaria nell’aula magna. Tema all’ordine del giorno: la
violenza. Qualche giorno prima Elliot Samson, dieci anni, è stato
selvaggiamente aggredito da un gruppo di compagni più grandi. Pochi minuti dopo
uno dei docenti, Samuel Szajkowski, apre il fuoco sui presenti. Cinque morti, quattro
allievi e un’insegnante. La sesta vittima è l’omicida: un colpo solo, alla
testa. Il caso viene aperto e subito chiuso visto che, in realtà, un caso non
c’è. Ma l’ispettore Lucia May non si arrende all’evidenza: caparbiamente,
inizia a interrogare allievi, docenti, il preside, i genitori delle vittime. Cosa
ha spinto un timido, riservato professore di storia a commettere un crimine
così efferato? Ognuno ha una spiegazione da dare, una sua interpretazione dei
fatti, dei moventi; ma la verità è una terra straniera, un labirinto di dubbi
attraverso cui emergono, via via più nitidi, il ritratto di un uomo qualunque e
le motivazioni della sua scelta. Fare fuoco, per non soccombere.
Simon Lelic
è nato a Brighton nel 1976 da padre sloveno e madre inglese. Dopo aver lavorato
a Londra come giornalista free-lance, ha rilevato l’impresa paterna di
import-export. Lelic ha da poco lasciato Londra, dove ha vissuto per dieci
anni, per trasferirsi nuovamente a Brighton, dove abita con la moglie e due figli.
«Io scrivo per porre
delle domande ai lettori. Per far sì che si soffermino a considerare il punto
di vista meno banale, quello che non emerge dalle notizie di cronaca, dai
titoli cubitali dei giornali. La realtà è invece piena di sfumature, di grigi:
sono l’essenza stessa delle cose, anche se sembriamo averlo dimenticato.» Simon
Lelic
Entrambi i libri sono degni di essere letti, questo mi dice la tua recensione. E fa riflettere la frase di Simon Lelic.
RispondiEliminaAngoli della provincia americano ispirano, invero, al meglio tanti autori. Di Londra ripeto il concetto che, secondo me, l'attualità la rende di nuovo molto credibile come scenario di storie forti.
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