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giovedì 29 marzo 2012

Il nome e il nume segreto di Roma

In uscita il 5 aprile

DAVIDE MOSCA
IL PROFANATORE DI BIBLIOTECHE PROIBITE
Newton Compton - thriller - pag. 320 - € 9,90 
   
Un thriller di cui vi ho già parlato QUI e QUI.

Avviso Spoiler: "Se hai intenzione di leggere il libro, forse non dovresti proseguire nella lettura del post, perché potrebbe piacerti scoprire tutto di questo thriller storico leggendolo."
QUI trovi un estratto per saggiarne lo stile.

Il nume segreto di Roma
Non soltanto il nome di Roma, ma anche il dio di Roma fu mantenuto segreto: e secondo interpretazioni antiche e moderne potrebbero coincidere.
I romani, infatti, tennero nascosto il nome personale del vero Nume protettore di Roma, a cui i si rivolgevano con la formula sive mas sive foemina: sia tu maschio o femmina. Lo stesso Giove aveva un nome segreto. Per questo i Pontefici romani nei riti si rivolgevano a lui con una formula dubitativa: “Giove Ottimo Massimo o con qualunque altro nome tu voglia essere chiamato”. E sul Campidoglio era conservato uno scudo dedicato al “genio della città, maschio o femmina”.
Il nome delle divinità patrona della città non poteva essere manifestato per evitare il rito dell’evocatio. I pontefici romani evocavano la divinità protettrice della città da conquistare prima dell’assedio o della battaglia, promettendole un posto a Roma in caso di vittoria. È rimasta celebre la conquista di Veio e il trasferimento a Roma del culto principale della città, quello di Giunone Regina. I romani assediavano Veio da molto tempo senza successo. Su consiglio degli aruspici, gli esperti di cose sacre, si rivolsero direttamente alla principale divinità dei nemici, Giunone Regina, promettendole un tempio a Roma in caso di trionfo. Poterono farlo, perché conoscevano il vero nome della dea patrona di Veio, ossia Regina. Le loro invocazioni ebbero successo: pochi giorni dopo presero la città e onorarono l’impegno trasferendo il simulacro di Giunone a Roma, dove le eressero un tempio.
Vale la pena ricordare che le uniche due parole nella storia del mondo occidentale a non essere mai state scritte sono il vero nome di Javhè e il nome segreto di Roma. 

Nome e nume segreto nella vicenda dell’Epoptidon
Valerio Sorano fu un erudito e un politico romano. Era un uomo dottissimo, filologo e antiquario, spesso citato dai contemporanei Cicerone e Varrone. Nell’ottantadue avanti Cristo Sorano fu eletto tribuno della plebe, ma il Senato lo fece rapire e crocifiggere per alto tradimento con un giudizio post mortem. La procedura sommaria, perpetrata a un tribuno della plebe, per di più in un periodo in cui il tribunato godeva di grande forza, lascia intendere che il reato di Sorano fu gravissimo, forse il più grave di tutta la storia di Roma.
In un libro intitolato Epoptidon (Svelamento) aveva infatti accennato al nome segreto di Roma e al nume misterioso che proteggeva la città. Nello stesso libro aveva affermato che Iuppiter e Iuno sono in sostanza la stessa divinità, in quanto il vero Dio è uno soltanto, maschio e femmina nello stesso tempo. Il libro fu bruciato, ma alcuni frammenti furono trasmessi oralmente. Rimane una delle perdite più dolorose dell’intera produzione antica, perché in esso erano affrontati i più importanti misteri di Roma.

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